Articolo 3 della Costituzione Italiana

Il testo completo dell’articolo 3 della Costituzione Italiana è:

 

“1. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

  1. È compito della Repubblica Italiana rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.”

 

Dopo avere ribadito la libertà e uguaglianza di tutti i cittadini in termini di dignità e di diritti/doveri, la Costituzione Italiana compie un fondamentale passo ulteriore, che si deve al contributo di Lelio Basso (autore, con Giorgio La Pira, della prima versione), attraverso il confronto nella prima Sottocommissione e poi in sessione plenaria dell’Assemblea Costituente, fra gli altri con Amintore Fanfani, Renzo Laconi e Aldo Moro, costituenti con matrici culturali diverse (cfr. Mario Dogliani e Chiara Giorgi, Art.3 Costituzione Italiana, Carocci editore, 2017). Nel secondo comma, infatti, la Costituzione attribuisce alla Repubblica – allo Stato, a tutti i cittadini, alle formazioni sociali e politiche – il compito di agire affinché gli ostacoli che impediscono l’attuazione di quel principio siano rimossi. Rispetto ad altri testi costituzionali o alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che pure stabiliscono simili principi di uguaglianza, la Costituzione Italiana oltre a fissare il punto di arrivo a cui tendere, si occupa della loro esigibilità, esplicitando che questo è dovere della Repubblica (cfr. la chiara illustrazione da parte di Lelio Basso di questo aspetto ).

 

In questo modo, la Costituzione Italiana fissa per il paese un principio di libertà e uguaglianza che non include solo i risultati da raggiungere ma l’impegno a disegnare e adottare gli strumenti necessari per raggiungerli. Come nella definizione di libertà sostanziale, la capacitazione delle persone, affinché esse siano effettivamente libere di scegliere, è parte integrale del concetto di libertà e uguaglianza. Questo concetto di uguaglianza è ripreso e riproposto come “principio di ragione che dovrebbe informare qualunque politica” e “fonte di legittimazione democratica delle pubbliche istituzioni” da parte di Luigi Ferrajoli, in particolare nel recente volume Manifesto per l’uguaglianza, Laterza, 2018.

 

Essere liberi e uguali per fare cosa? Anche qui, come nel concetto di libertà sostanziale, il riferimento esplicito è a tutte le molteplici dimensioni di vita. Che l’articolo 3 coglie con due riferimenti: “il pieno sviluppo della persona umana”; “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Senza entrare nel complesso compromesso culturale che sta dietro queste parole e limitandoci al tema affrontata dal Forum, le implicazioni sono evidenti. Libertà e uguaglianza hanno come traguardo, prima di tutto, la piena realizzazione della persona, in tutti i suoi ambiti di vita: come nella definizione di libertà sostanziale, ogni singola, diversa persona deve essere messa in condizione di vivere la vita che desidera vivere. Il secondo traguardo riguarda il lavoro: libertà e uguaglianza devono anche realizzarsi nella “partecipazione” dei lavoratori alle decisioni, sul mercato e nel confronto democratico. Il potere negoziale dei cittadini nella veste di lavoratori e la loro influenza sulle decisioni economiche e politiche è limitato dall’assenza sistematica di controllo sul capitale produttivo, materiale e immateriale: questo squilibrio va bilanciato affinché quelle decisioni riflettano anche le loro aspirazioni. Questa preoccupazione per il potere negoziale del lavoro è la stessa che ritroviamo nell’analisi di Atkinson sui grandi cicli storici delle disuguaglianze (cfr. voce Non è l’effetto di cambiamenti fuori del nostro controllo).

 

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