Il Forum Disuguaglianze e Diversità presenta la sua proposta per le politiche abitative, per troppi anni ritenute a torto marginali. Adesso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’occasione per rimetterle al centro e farne una missione strategica
Cenerentola delle politiche per molti anni, la questione abitativa è al centro della proposta del ForumDD “Una casa dignitosa, sicura e socievole per tutti. Una missione strategica attivata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza“. La casa è infatti una delle dimensioni di vita più profondamente segnate dalle disuguaglianze, di reddito, territoriali, di genere, e anche, in modo connesso, di accesso a servizi e spazi collettivi di qualità.
Molte persone in Italia sono prive di una casa, molti sono i giovani che non riescono a trovare abitazioni che possono permettersi, molte sono le case in territori a rischio sismico, in tanti vivono in case sovraffollate, energicamente inefficienti, circondate da piazze, strade e aree verdi non curate.
Per citare solo alcuni dati che quantificano la disuguaglianza rispetto al tema casa, si pensi che a fronte di un patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) pari a oltre 805 mila alloggi – con 100mila ulteriori alloggi che potrebbero essere rimessi in uso – e di 9 mila alloggi di edilizia sociale (c.d. “social housing”)[1], le stime pre-Covid, oggi certamente peggiorate, indicano in 650mila le domande di alloggi ERP in attesa nelle graduatorie dei Comuni, in 100 mila le nuove unità di edilizia sociale necessarie a corrispondere al fabbisogno, in 50mila le sentenze di sfratto, con un aumento del 57% in 10 anni (dal 2006 al 2016), di cui la quota di quelli per morosità incolpevole è passata dal 75 all’89%. Inoltre il tasso di sovraffollamento delle abitazioni, misurato a livello europeo, è fra 2 e 3 volte quello dei principali paesi UE-15 e presenta un grave divario Nord-Sud: una posizione di svantaggio in Europa confermata anche da altri profili del disagio abitativo. Le famiglie in condizioni di povertà energetica rappresentano l’8,8% del totale, con una forte varianza territoriale, demografica e di genere, che vede maggiormente colpito il Mezzogiorno e più vulnerabili le famiglie più numerose, quelle il cui capofamiglia è relativamente più giovane (sino a 35 anni) e le donne.[2] Quasi 300mila persone sono a rischio di perdita dell’abitazione per alluvioni o eventi idrogeologici; mentre 21 milioni di persone vivono in aree a elevato rischio sismico spesso con abitazioni inadatte a reggere il rischio.
A fronte di questa situazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può costituire un’occasione importante per intervenire sulle politiche abitative. Nella versione del Piano approvata dal Consiglio dei Ministri del Governo uscente, l’attenzione alla casa, decisamente positiva, non sembrava però in grado di far compiere un salto decisivo al contrasto all’emergenza abitativa che segna il paese.
Una strategia per la casa deve essere guidata da una chiara specificazione degli obiettivi o meglio dei risultati attesi, che dovranno poi trovare appropriati indicatori per stabilire target a cui mirare. Quello primario è ridurre il disagio abitativo e la capacità di assicurare abitazioni di qualità a tutte le persone, assicurando abitazioni dignitose e riducendo il sovraffollamento delle persone più vulnerabili (attraverso il rilancio dell’ERP e del social housing, nel senso vero), e abitazioni a costi sostenibili a tutte le persone e in primo luogo ai giovani nei luoghi adatti al loro lavoro/vita (affordable housing).
A questo risultato atteso primario si aggiungono altri risultati attesi: mettere le abitazioni in sicurezza da sismi e da altre catastrofi naturali; ridurre i fabbisogni energetici e le emissioni, e in primo luogo abbattere la povertà energetica e ridurre la bolletta energetica; rafforzare le relazioni comunitarie di reciprocità nei nuclei abitativi come parte di un rafforzamento del welfare di comunità, combinando l’autonomia dell’abitazione privata con servizi e spazi condivisi; fare perno sulla “casa” per promuovere, attraverso percorsi partecipati, strategie integrate di rigenerazione urbana attente alle diverse dimensioni dalle quali dipende la qualità della vita delle persone; produrre un forte stimolo della domanda aggregata, stante la rapidità di attivazione del settore costruzioni nell’uscita da ogni crisi.
Il conseguimento di questi risultati richiede una strategia di medio-lungo periodo, sulla quale far convergere le diverse opportunità di intervento esistenti e diversi strumenti e canali di finanziamento, mantenendo l’unitarietà e la coerenza del quadro complessivo e assicurando ad esso una regia appropriata. In questo contesto il Piano di Ripresa e Resilienza, che dovrà concludersi entro il 2026, può costituire il volano per avviare un intervento ambizioso e di sistema sul quale far convergere le ulteriori risorse europee, reperibili nell’ambito della programmazione 2021-27 e le necessarie risorse nazionali.
E’ importante inoltre adottare un approccio integrato e multidimensionale. Gli interventi a favore della casa (che riguardino sia la casa sociale/pubblica, sia l’affordable housing) devono essere profondamente integrati a politiche e azioni in campo sociale, per raggiungere l’obiettivo dell’abitare di qualità posto inizialmente. È importante assumere una “politica di quartiere” e sviluppare politiche di accompagnamento sociale. Non vi può essere “rigenerazione urbana” senza una rigenerazione del tessuto socioeconomico e le varie forme di coinvolgimento della popolazione.
Un altro punto fondamentale, sollevato nella proposta del ForumDD è la necessità di condizionalità sociali e ambientali per le imprese impegnate negli interventi individuati, che dovrebbero fornire forti garanzie di sicurezza del lavoro attraverso protocolli sperimentati in alcuni contesti, da generalizzare, forti garanzie che impediscano sistematicamente il lavoro irregolare (anche parziale), con rafforzamento delle attività ispettive, forti garanzie contro la penetrazione della Forme innovative di partecipazione organizzativa e strategica del lavoro criminalità organizzata. Forti garanzie sull’osservanza dei Criteri Ambientali Minimi e sull’utilizzo della domanda pubblica per promuovere le tecnologie più avanzate.
Infine è bene ricordare che ciascuna di queste azioni richiede un forte rinnovamento della PA, nelle sue varie articolazioni, in termini di risorse umane e competenze dedicate, organizzazione, metodi e procedure. Il Piano di Ripresa e Resilienza, che è un piano di investimenti e riforme, offre la straordinaria opportunità di affrontare una volta per tutte inefficienze e disfunzioni, il cui superamento è peraltro condizione indispensabile per costruire percorsi credibili di attuazione, senza i quali qualsiasi impegno assunto nel Piano rischia di essere disatteso. Questa opportunità va utilizzata per rendere la pubblica amministrazione finalmente adeguata ad attuare queste politiche in maniera ordinaria, lungo le linee indicate nell’Allegato 3 del documento che richiamano la “Proposta per la rigenerazione delle PA”, presentata dal ForumDD insieme a Forum PA e Movimenta.
Nella consapevolezza dei limiti finanziari del Piano, esiste ancora lo spazio per una politica abitativa robusta, nel riequilibrio degli interventi e nella loro qualità e specificazione, seguendo l’impostazione strategica delineata dal ForumDD. Non si tratta, evidentemente, di perseguire assieme e nella stessa misura tutti gli obiettivi qui indicati, né di adottare tutti gli strumenti ma di disegnare nel Piano una strategia che tutti li abbia presente e che indichi un percorso, e di mettere in relazione i diversi interventi sull’infrastruttura fisica e sociale che il Piano finanzia. Sarebbe infatti irragionevole perdere l’opportunità di fare del Piano, con adeguati aggiustamenti, il volano per rimettere al centro delle politiche pubbliche, dopo anni di abbandono e disinteresse, la questione abitativa.
[1] I primi che rappresentano c.a. i. 96% del totale, rispondono ad una domanda di cittadini in grado di pagare (quando possono) in media 105 euro al mese. La seconda ad una domanda che invece può pagare c.a. 400 euro al mese (e comunque a prezzi al di sotto di quelli di mercato)
[2] “La povertà energetica in Italia” Secondo Rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, 2020