Lo scorso 23 maggio il Forum Disuguaglianze e Diversità ha partecipato alla consultazione sulla Proposta di Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di rispetto dei diritti umani e dell’ambiente da parte delle imprese. Apprezzabili diversi punti del provvedimento, ma diverse sono le insufficienze e le possibilità di miglioramento, a partire dalla necessità di fare riferimento alla sostenibilità nella sua dimensione sociale, di inserire tale concetto tra gli scopi dell’impresa, di favorire la partecipazione sistematica degli stakeholder e riconoscere a lavoratori e comunità territoriali diritti di informazione, consultazione e co-decisione come previsto dalla nostra proposta sui Consigli del lavoro e della cittadinanza
Nell’ambito della discussione sulla Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence del Parlamento Europeo e del Consiglio abbiamo espresso una posizione al fine di esortare le istituzioni UE a rendere più incisiva l’iniziativa legislativa sui temi di sustainable corporate governance. Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha espresso apprezzamento per l’adozione di norme imperative con precisi doveri che si estendono lungo l’intera catena del valore; l’introduzione di doveri di diligenza che vincolano gli amministratori a porre sotto controllo rischi riguardanti interessi generali e di terzi, cioè l violazione di diritti umani nonché la creazione di danni ambientali, e l’aver collegato tali doveri (art.25) al perseguimento dell’obbiettivo della sostenibilità in sé, e non alla massimizzazione del valore degli investenti finanziari; il coinvolgimento degli stakeholder in fasi particolarmente rilevanti del processo di attuazione delle politiche aziendali di due diligence; l’istituzione nei singoli paesi membri di autorità di sorveglianza indipendenti, scevre da conflitti di interesse, e dotate di poteri; l’estensione degli obblighi di due diligence in materia di diritti umani e impatti sull’ambiente non solo a società con sede in UE, ma anche costituite al di fuori dell’UE ma operanti in Europa.
Al tempo stesso abbiamo sottolineato varie insufficienze e lacune, e fatto proposte di miglioramento. Ad esempio, auspichiamo che il riferimento ai diritti umani e all’ambiente, il cui rischio di violazione sarà oggetto della due diligence, includa quelli affermati in tutte le convenzioni internazionali e non solo nella lista riportata nel testo. E proponiamo modalità per rendere efficaci le azioni di responsabilità delle terze parti lese dalle violazioni dei diritti umani e dai danni arrecati all’ambiente.
Auspichiamo inoltre che, quando si parla nella direttiva di “Responsabilità degli amministratori e scopo dell’impresa nella prospettiva della sostenibilità”, si faccia un più marcato riferimento alla sostenibilità sociale, ed in particolare alla lotta alle disuguaglianze, cioè allo sviluppo sostenibile, inteso in modo inclusivo tanto della dimensione ambientale, e della lotta al cambiamento climatico, quanto della dimensione sociale, cioè della lotta alle povertà e dell’affermazione della giustizia sociale mediante la lotta alle diseguaglianze intra-generazionali e inter-generazionali. Infatti uno sviluppo che sistematicamente produce disuguaglianze e squilibri è incompatibile con la sostenibilità.
Abbiamo anche proposto che il testo chiarisca la sostenibilità non è un vincolo che limita dall’esterno il perseguimento di scopi del tutto sconnessi dalla sostenibilità stessa (come sarebbe, la massimizzazione dei guadagni per i soci). La sostenibilità va concepita invece come interna alla nozione di scopo dell’impresa, in quanto è uno degli obiettivi che l’impresa deve perseguire intenzionalmente. Occorrerebbe perciò affermare che scopo dell’impresa nel suo complesso (purpose) è perseguire intenzionalmente, in modo bilanciato, equo ed efficiente gli interessi di tutti gli stakeholder coinvolti nel processo di creazione del valore (in primis i lavoratori, inclusi tutti quelli partecipanti alla catena del valore) e interessati a prevenire gli impatti ambientali e ridurre il cambiamento climatico.
In coerenza con le affermazioni secondo cui la governance delle imprese debba essere ispirata da visioni di lungo periodo ed orientata verso obiettivi di sostenibilità nell’interesse degli stakeholder, Il ForumDD ha affermato che i diretti titolari degli interessi riconosciuti come meritevoli di protezione debbano essere inclusi dai processi decisionali che su detti interessi incidono. Di conseguenza i sistemi di governance dovrebbero riconoscere ai lavoratori e alle lavoratrici nell’impresa e nella catena del valore, indipendentemente dalla forma contrattuale, nonché ai rappresentanti dei territori diritti/poteri di informazione, consultazione e co-decisione grazie a cui raggiungere il bilanciamento suddetto.
Per raggiungere questo obiettivo di partecipazione strategica nel governo dell’impresa di lavoratori e lavoratrici, insieme a rappresentanti delle comunità su cui ricadono gli effetti ambientali delle scelte delle aziende, il Forum Disuguaglianze e Diversità porta avanti da tre anni la proposta dei Consigli del lavoro e della cittadinanza nell’impresa (link pagina messa a terra) che ha trovato ascolto in numerose sedi ed è stata di recente discussa anche all’interno delle Agorà Democratiche, dove è possibile sostenerla.
Un primo banco di prova dei Consigli potrebbe proprio essere il coordinamento al loro interno di tutte le attività di consultazione degli stakeholder previste dalla Direttiva sulla sustainable due diligence, superandone la frammentazione e dando agli stakeholder stessi possibilità di partecipare al disegno concreto delle procedure oltre che indicare con forza i rischi e degli impatti da prevenire, eliminare o ridurre. A tale scopo abbiamo richiamato la necessità di estendere la nozione di stakeholder anche alle organizzazioni della società civile impegnate sui temi e sui diritti rilevanti per la Direttiva, e il coinvolgimento dei sindacati e delle rappresentanze dei lavoratori dell’impresa o posti nella catena di fornitura, ai fini della elaborazione delle politiche di due diligence e della loro attuazione, considerando la prossimità di questa categoria di stakeholder all’azione dell’impresa e il loro stabile coinvolgimento in relazioni istituzionali con l’impresa stessa.
E’ possibile leggere la versione integrale della Posizione del ForumDD sulla Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità QUI.