Un articolo su La Repubblica riporta le tre debolezze individuate dalla Commissione Europea nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano rispetto alla missione sulla transizione ecologica. Tre punti che avevamo evidenziato nell’analisi del ForumDD al Piano del 12 gennaio scorso
Oggi sulla base delle ricostruzioni de la Repubblica, le reazioni di Bruxelles al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, in particolare alla seconda missione indicata nel documento italiano della “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, sembrano indicare, come avevamo scritto nel documento del 12 gennaio, tre punti di debolezza. Il primo: “Per la maggior parte degli investimenti proposti mancano informazioni chiave sui risparmi energetici previsti”, quello che il ForumDD ha indicato come la lacuna principale del Piano, ovvero l’assenza spesso, anche in questo caso, di risultati attesi, ovvero la specifica dimensione del benessere e del progresso (well-being)delle persone (nella loro capacità di consumatori, lavoratori, imprenditori, risparmiatori o membri di una comunità) che motiva l’intervento, ossia che ci si aspetta sia modificata dall’intervento.
Il secondo riguarda la governance: “agli investimenti non sono state associate specifiche riforme nei settori dell’efficienza energetica” e “la scarsa capacità dell’amministrazione, specialmente a livello locale, è tra le maggiori sfide per l’attuazione dei progetti di investimenti”. E’ urgente dunque quanto scrivevamo il 12 gennaio: “Si tratta di darsi carico nelle prossime settimane della fase attuativa, tenendo conto del fatto che l’attuazione di oltre il 60% del Piano è affidata a strutture amministrative territoriali”, “L’accresciuta attenzione all’attuazione del Piano deve evolversi in due direzioni. In primo luogo, in un ridisegno della Governance del Piano stesso che ne consenta l’effettiva attuazione. In secondo luogo, nel considerare la modalità attuativa del Piano – grazie alla forza delle sue missioni strategiche, al metodo dei risultati attesi, all’attenzione che su di esso esercitano sia la cittadinanza che l’UE – come il pilota di una rigenerazione delle Pubbliche Amministrazioni”. E’ questo che abbiamo chiesto dal 25 novembre 2020, insieme a Forum PA e Movimenta, attraverso un progetto basato su quattro mosse: rimotivare i pubblici dipendenti attraverso missioni strategiche chiare e risultati attesi misurabili; trasformare il massiccio rinnovamento generazionale in atto nelle PA in un progetto innovativo di reclutamento con bandi moderni, celeri – molte esperienze mostrano che si può arrivare a 6 mesi fra bando e assunzioni, e che si può fare anche meglio – per le competenze disciplinari e organizzative necessarie, accompagnati da una cura dell’inserimento; rilanciare la formazione volta all’esercizio di discrezionalità e a nuovi modi di co-progettazione; promuovere questa e altre forme di amministrazione collaborativa, con imprese, organizzazioni di cittadinanza e imprese.
Infine, nota la Commissione sempre rispetto al Superbonus, che la governance del piano sugli edifici pubblici rischia di essere “frammentata”, per i privati “Non c’è riferimento allo sviluppo del “One-stop-shop” che renderebbe più semplici le procedure per proprietari e imprese”, poiché “un punto chiave per il successo dello schema è la possibilità per il proprietario di trasferire il credito a una banca o all’impresa senza dover anticipare nulla”. Questa attenzione, ad oggi mancante, consentirebbe di fare del super bonus del 110% uno strumento non solo per i più abbienti ma anche per le persone che vivono in quartieri popolari dove le famiglie avrebbero più difficoltà ad accedere al bonus. Questo consentirebbe di coniugare l’obiettivo di una maggiore giustizia ambientale con quello di una maggiore giustizia sociale, come scriviamo nei nostri documenti.