Un’Italia in treno che viaggia sempre di più a velocità differenti, con prospettive, problemi e speranze molto diverse.
Per sei italiani su dieci negli ultimi cinque anni sono cresciute le disuguaglianze. È la percezione registrata a gennaio scorso da un’indagine dell’Istituto Demopolis: la «residenza in aree a differente tasso di sviluppo» è citata dal 42% degli intervistati come uno degli ambiti in cui si manifestano le più forti disuguaglianze fra i cittadini. Ma cosa, nella vita di tutti i giorni, produce concretamente questa percezione? Un esempio lo fornisce Pendolaria, il rapporto annuale di Legambiente che fotografa un Paese che in treno viaggia sempre di più a velocità differenti, con prospettive, problemi e speranze molto diverse, che cambiano da regione a regione e, a volte, nelle stesse città a seconda delle linee. Da una parte ci sono storie di successi con pochi paragoni al mondo – come tra Firenze e Bologna, dove è in servizio una vera e propria metropolitana, con 152 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno – dall’altra invece storie metropolitane di crollo dei passeggeri per il degrado del servizio, come sulla Roma-Lido di Ostia e la Circumvesuviana in Campania con diverse decine di migliaia di pendolari in meno ogni giorno o treni che sembrano usciti dal dopoguerra, con carrozze diesel vecchie di 60 anni che circolano su linee oramai frequentate da pochi studenti o turisti affascinati dai paesaggi interni siciliani o salentini.
È utile partire dai numeri per capire la dimensione del fenomeno pendolarismo in Italia, che rappresenta la quota maggiore degli spostamenti. Ogni giorno sono 5,51 milioni le persone che prendono i treni per spostarsi nelle Regioni e nelle città italiane, con una crescita complessiva del 7,4% negli ultimi quattro anni che nasconde, però, differenze rilevanti sia in termini assoluti che nell’andamento tra le diverse zone. L’aumento clamoroso dei passeggeri in Valle d’Aosta e Trentino, o in Alto Adige, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche e Puglia testimonia quanto è stato fatto in queste realtà in termini di servizi, nuovi treni ed infrastrutture. Deciso calo invece per i valori della Campania, Piemonte, Abruzzo, Sicilia e Molise. Il problema è che fuori dalle direttrici principali dell’Alta Velocità e dalle regioni che in questi anni hanno investito, la situazione sta peggiorando e scende il numero di persone che prende il treno. Ad esempio, dal 2009 ad oggi, i pendolari della Sicilia sono passati da 50.300 a 37.000 (in continuo calo); in Campania da 413.600 a 279mila. In Molise addirittura non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: sono praticamente scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e la città di Termoli.
Esiste poi una vera questione meridionale per i treni. Al Sud circolano meno convogli, con un attuale livello di servizio imparagonabile per quantità a quello del Nord: basta dire che ogni giorno in tutto il Sud transitano meno treni regionali che nella sola Lombardia. Non solo meno treni, ma anche più vecchi (l’età media dei convogli al Sud è di 19,2 anni rispetto ai 13,3 del Nord) e più lenti. Muoversi da una città all’altra, su percorsi sia brevi che lunghi, può portare a viaggi di ore e a dover scontare numerosi cambi obbligati anche solo per pochi chilometri di tragitto, mentre le coincidenze e i collegamenti intermodali rimangono un sogno.
Quello di cui il nostro Paese ha bisogno e che la prossima legislatura dovrà assolutamente affrontare, sottolinea Legambiente, è una chiara direzione di cambiamento per immaginare e realizzare un futuro diverso per le città italiane e i collegamenti tra i territori. Un cambiamento desiderabile e nell’interesse dei cittadini, con vantaggi in termini non solo ambientali, e quindi di minore inquinamento, ma in generale di qualità della vita e attrattività delle nostre città e dei territori, di lavoro. É un obiettivo coerente con il pacchetto energia e clima dell’UE al 2030 e sono scelte di questo tipo, ambiziose ma anche molto concrete, che possono restituire una speranza nel futuro.
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