Serve un’alleanza tra imprese e Ong a difesa degli obiettivi Ue sulla transizione. E un blocco contro le resistenze dei conservatori Lo dice l’ex leader dei Verdi europei, oggi a capo di Euase. L’intervista è stata pubblicata sul numero de L’Espresso del 12 gennaio 2024
In Italia, la parola lobby è un tabù, ma è invece di questo che dovremmo parlare?
«La distinzione tra innovatori e conservatori attraversa ormai tutti i settori produttivi e sociali. Sui temi della transizione ecologica, sempre di più organizzazioni non governative ambientaliste, ma anche sindacati e altre associazioni della società civile lavorano assieme a settori industriali innovativi e “a prova di clima”».
È quello che fa lei?
«La mia organizzazione, European alliance to save energy (Euase), è nata sulla base di questo approccio nel 2010, dopo il fallimento della Cop di Copenaghen. È composta da organizzazioni internazionali a metà fra think tank e Ong militanti, come European climate foundation, E3G o il Kyoto Club e multinazionali come Siemens, Schneider, Signify (ex Philips), Knauf Insulation, Danfoss, che operano o operavano in settori industriali con un grosso impatto ambientale e che hanno deciso che abbracciare la transizione ecologica non è solo una scelta inevitabile, ma anche conveniente».
Un percorso non privo di intoppi, però?