Intervenuto al convegno “Oltre la famiglia e lo Stato: quali riforme per il capitalismo italiano” (qui il video della prima giornata e della seconda giornata) il Ministro del lavoro ha dichiarato che le riforme su co-gestione, regole sulla rappresentanza sindacale e salario minimo possono ampliare in modo significativo i diritti dei lavoratori e rendere il nostro sistema delle imprese più innovativo e avanzato
“In Europa forse il caso più interessante di una gestione delle imprese che superi le inefficienze del capitalismo familiare è la co-gestione, o co-determinazione, di impianto tedesco, che vede la presenza in forme diverse nei consigli di amministrazione delle grandi imprese dei rappresentanti della proprietà e dei rappresentanti dei lavoratori. Vi è oggi un consenso fra gli studiosi sul fatto che, proprio grazie alla co-gestione le imprese in Germania, hanno dato prova di una maggiore resilienza, e hanno anche mostrato di saper investire di più sul miglioramento della produttività. In Italia invece la stagnazione della produttività è un problema di carattere pluridecennale. Proprio su questo si aprono oggi a mio avviso anche da noi importanti margini per intervenire, a partire dall’impulso che viene dall’Unione Europea. Mi riferisco a una proposta di direttiva, attualmente in discussione nel Parlamento europeo e nella Commissione, finalizzata a introdurre in tutti gli stati membri proprio la co-gestione. Credo che noi in Italia dovremmo recepirla. In questo senso, penso che iniziare a riflettere su quali forme di sperimentazioni sia davvero un presupposto necessario perché questo avvenga con le modalità più in linea con la storia e la struttura del nostro sistema di impresa. Proprio in questi giorni stiamo rimodulando, in un confronto con le parti sociali, il Fondo nuove competenze e intendiamo, o meglio è emersa dalla discussione, agganciare una parte di questi incentivi anche a sperimentazioni che riguardino la governance delle imprese e le modalità di partecipazione dei lavoratori” ha dichiarato il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando, intervenendo da remoto all’evento “Oltre la famiglia e lo Stato: quali riforme per il capitalismo italiano”, promosso e organizzato dal dipartimento di Economia politica e statistica dell’Università di Siena e dall’Associazione Marcello De Cecco (AMDEC).
Il Ministro ha continuato il suo intervento ricordando che “La co-gestione è anche uno strumento di democrazia economica. Credo debba essere ricondotta la discussione di questa fase sul tema della modalità di dare una forma alla rappresentanza sindacale, di creare delle regole attraverso il dialogo sociale che definiscono le modalità della rappresentanza sindacale, dando finalmente attuazione all’articolo 39 della Costituzione, e agganciando questa riflessione a forme di salario minimo che possano avere una connessione con la contrattazione collettiva. Questi tre interventi – la co-gestione, regole sulla rappresentanza sindacale e un salario minimo – sono riforme nel senso più autentico che possono ampliare in modo significativo i diritti dei lavoratori e sono le tre direttrici che possono consentirci di dare più voce, valore e dignità al lavoro. Si tratta di riforme che da un lato sono in grado di modernizzare il nostro sistema e dall’altro lato di produrre elementi di forte equità. Non è quindi soltanto giusto, come è ovvio mi verrebbe da dire, ma è un modo anche per rendere il nostro sistema delle imprese più innovativo e avanzato. E’ la via per rendere il nostro sistema economico meno diseguale, rafforzando la tenuta sociale del paese”.
“Il capitalismo italiano ha due tare sommando le quali è un disastro: produce scarsa produttività da tanti anni e grandi disuguaglianze”, ha commentato Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità a cui sono state affidate conclusioni del convegno. “Eppure ha un sistema della piccola e media impresa ancora potenzialmente fortissimo. Abbiamo retto sulle quote di esportazioni. Questo convegno ha il merito straordinario di tornare a ragionare cosa dovremmo fare. L’impresa pubblica ha bisogno di ritrovare una missione strategica e la piccola e media impresa, che è la forza dell’Italia, ha bisogno di un rinnovamento manageriale”.