Il lavoro del ForumDD sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è iniziato già a luglio, quando il Consiglio Europeo ha varato il primo accordo sulla Recovery e Resilience Facility dando vita al Piano “Next Generation EU”. Il Governo deve ora aprirsi al confronto dei saperi: quelli dei centri di competenza dello Stato fra di loro e quelli espressi dalla società organizzata, che in questi mesi hanno avanzato numerose proposte
Molte sono le “alzate di palla” che il Forum Disuguaglianze Diversità, in alleanza con diverse forze della società, ha messo sul tavolo in questi mesi. E che sono lì pronte a essere usate dal nuovo governo. Dal lavoro con il Politecnico di Milano (Dastu), nel luglio 2020, in coincidenza con la svolta in Consiglio Europeo, nasceva una proposta strategica in tema di servizi pubblici e infrastrutture fondamentali e di rimozione di ostacoli all’impresa, di cui si descriveva anche la “cucina” nei diversi territori: trenta proposte del Politecnico su casa, spazi pubblici, mobilità, sono pronte per i nuovi Ministri. In ottobre, il ForumDD chiedeva di “rimuovere dal tavolo la massa di progetti raccolto dal governo nella sua ‘falsa partenza’” e tornava a suggerire un metodo diverso. In novembre, con Legambiente, avanzava proposte per coniugare giustizia sociale e ambientale: “la transizione ecologica è solidale o non è” dichiara oggi Nicolas Hulot, il primo dei quattro ministri che in Francia si sono succeduti alla guida del nuovo Ministero della Transizione Ecologica, a riprova che non basta il nome. Pochi giorni dopo con ForumPA e Movimenta indicavamo quattro mosse concrete per rigenerare subito le Pubbliche Amministrazioni come condizione per il successo del Piano, partendo dalla trasformazione del rinnovamento generazionale (che tocca il 15% dei pubblici dipendenti) in una strategia di assunzioni con bandi moderni, realizzabili in 3-6 mesi: un appello che ha raccolto adesioni ampissime.
Su queste basi, il 7 dicembre, quando nelle prime bozze del Piano leggevamo di un governo velleitario della sua attuazione, indicavamo l’alternativa. E il 13 dicembre Fabrizio Barca e il Presidente Mario Monti chiedevano un forte investimento di risorse umane nella filiera pubblica territoriale (Comuni, prima di tutto) che attuerà il 60% circa degli interventi, e l’affidamento delle responsabilità nazionali di guida a “strutture e vertici delle amministrazioni centrali … ove necessario sostituiti, senza esitazioni, anche con immissioni esterne opportunamente selezionate”. Chiedevano, poi, che il piano adottasse il “linguaggio dei risultati”: “sono questi che contano per i cittadini e per l’UE. Solo così – scrivevamo – si può verificare la validità dei progetti proposti”. Infine, il 12 gennaio, il ForumDD presentava una valutazione del Piano poi approvato dal Governo, illustrando la ricorrente assenza di indicazione dei risultati attesi e avanzando proposte dettagliate di cambiamento: per dare forza ai tre obiettivi strategici trasversali di riduzione delle disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali; per aggiungere un quarto obiettivo trasversale, “dare dignità e partecipazione strategica al lavoro”; per muovere verso un sistema di infrastrutture sociali integrate; per rendere efficaci gli interventi per scuola, casa, aree marginalizzate e transizioni digitale ed ecologica.