L’opinione del Forum
Ascolta l’opinione del Forum letta da Marco Marucci
L’aumento delle disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento calpesta l’uguale dignità (l’esser degni di uguale considerazione e rispetto) delle persone, rompe il rapporto tra possesso di mezzi e bisogni, tradisce le aspettative basate sull’uguaglianza di opportunità, ed equivale ad una compressione della libertà sostanziale di grandi masse di persone. In sostanza, ripropone con forza la questione della giustizia sociale, in termini di libertà e autonomia delle persone, imparziale distribuzione di risorse e capacità e equità nei risultati e nei destini individuali.
L’ingiustizia non è solo l’esito delle disuguaglianze odierne. Ne è anche la causa. All’origine delle disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento con le quali oggi conviviamo, vi sono cambiamenti profondi avvenuti nel modus operandi delle principali istituzioni sociali, compresi mercato e imprese, i quali violano l’uguaglianza di considerazione e rispetto dovuta a ciascun individuo. Come ammonisce John Rawls, il disegno delle istituzioni sociali fondamentali è determinante ai fini di una distribuzione equa dei vantaggi e dei costi della cooperazione sociale. Disegni improntati all’equità sono incompatibili con disuguaglianze elevate, che altro non sancirebbero se non il peso di fattori arbitrari da un punto di vista morale quali il caso e il potere.
L’espressione libertà sostanziale è di Amartya Sen che la definisce come “la capacità che ciascuno ha di fare le cose alle quali, per un motivo o per un altro, assegna un valore.” (A. Sen, L’idea della Giustizia, p.241) Il concetto di libertà sostanziale, quindi, guarda non solo ai risultati finali (funzionamenti) raggiunti da ogni persona in tutte le dimensioni della vita ma anche alle sue opportunità, ossia alla capacità (capacitazioni, nell’originale inglese capabilities) che la persona ha di raggiungere quei risultati. Delle capacità si sottolinea tanto l’essere un mezzo per acquisire uno stato finale di benessere, quanto l’essere una possibilità di scelta, ossia il poter fare una scelta se lo si vuole. Si valorizzano quindi sia l’efficacia nel raggiungere certi risultati finali, sia l’ampiezza del ventaglio di alternative entro cui scegliere: anch’essa trasmette valore al risultato finale (altra cosa è scegliere di funzionare nell’unico modo/capacità possibile, altra è scegliere di funzionare utilizzando quella stessa capacità tra molte a disposizione per la scelta). Le capacità di Sen perciò hanno due componenti: sono “funzioni di trasformazione” possedute dall’individuo, cioè mezzi – abilità, competenze – che trasformano i beni in risultati (funzionamenti). Ma al contempo sono libertà e quindi scelta di funzionare in un certo modo, cioè di selezionare la funzione di trasformazione preferita tra quelle possedute dalla persona. E ciò implica la titolarità di diritti di accesso a beni, di decisione, di partecipazione, di non esclusione ecc.
Esempi di queste capacità o capacitazioni sono: l’istruzione per apprezzare un libro o un paesaggio, per dialogare con altri, per trovare il lavoro a cui si aspira; il reddito per mangiare, vestirsi, viaggiare, ecc., ma anche la capacità di saperlo utilizzare; la possibilità di accedere a una cura adeguata della salute o della vecchiaia; i risparmi per superare imprevisti o avversità, ma anche le competenze per gestirli; la possibilità per un immigrato di mantenere una parte della propria cultura e abitudini, se decide di farlo; la possibilità per un lavoratore di rifiutare un lavoro degradante o per una donna di rifiutare le proposte sessuali di un datore di lavoro; la possibilità per il residente in un’area rurale o interna di non trasferirsi in città, se preferisce non farlo. L’esistenza di queste capacità è ciò che ci rende liberi, liberi di scegliere: astenersi dal mangiare – ci ricorda Sen – è cosa ben diversa se frutto di una scelta di protesta (segno di libertà e uguaglianza), ovvero dell’impossibilità di trovare o acquistare gli alimenti (segno di illibertà e disuguaglianza).
Con questo concetto, libertà e uguaglianza non vengono ristrette alle risorse monetarie. Reddito e ricchezza sono uno dei mezzi, assai spesso un requisito necessario nella società attuale, per raggiungere i risultati desiderati, per compiere le scelte preferite; ma non sono in genere un requisito sufficiente, perché non sono automaticamente e sempre convertibili nelle altre capacità. Con questa attenzione alla multidimensionalità della vita delle persone, il concetto di libertà sostanziale corrisponde al concetto di “pieno sviluppo della persona umana” dell’articolo 3 della Costituzione Italiana, e invita a misurare e contrastare le molteplici disuguaglianze: le disuguaglianze di ricchezza e le disuguaglianze di reddito e lavoro, certo, ma anche le disuguaglianze nell’accesso e nella qualità dei servizi essenziali, le disuguaglianze nella partecipazione alle decisioni o le disuguaglianze di riconoscimento. Le quattro manifestazioni delle disuguaglianze di cui il Forum sceglie di occuparsi.
L’attenzione del concetto di libertà sostanziale al “modo in cui ciascuno perviene al risultato finale” (A. Sen, L’idea della Giustizia, p.240), ossia il processo attraverso il quale si arriva a realizzare il “pieno sviluppo della persona umana”, consente, come chiede di fare l’articolo 3 della Costituzione Italiana, di mettere in luce gli eventuali “ostacoli” che “minano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini” e dunque di rimuoverli, ovvero di permettere l’esigibilità di quei diritti. L’approccio della libertà sostanziale è così tra l’altro “in grado di orientare correttamente la produzione dei servizi pubblici” (A. Sen, L’idea della Giustizia, p.272), ossia di portare l’azione per la promozione della giustizia all’interno dell’architettura e dell’arte di fare politica pubblica. In questo passaggio diventa evidentemente necessario attribuire una gerarchia, ossia dei pesi relativi, alle diverse capacità e agli ostacoli da rimuovere: è questo il compito di un processo deliberativo democratico, del confronto acceso (conflitto), informato, aperto e ragionevole fra i cittadini sul quale dovrebbero essere fondate le decisioni pubbliche.
L’estensione dell’universo di riferimento della libertà sostanziale dalle generazioni attuali a quelle future comporta l’estensione del concetto a quello di libertà sostanziale sostenibile.
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