Il ForumDD, la Fondazione Unipolis e Cooperativa Dedalus, hanno organizzato un workshop a Napoli sull’impresa sociale dando vita a un dibattito che andrà avanti nei prossimi mesi
Nell’ambito del confronto su come poter orientare in senso democratico le relazioni del lavoro e dell’impresa il ForumDD ha proposto, in collaborazione con Fondazione Unipolis, il seminario “Equilibristi: la cooperazione tra democrazia e esigenze di impresa”: un momento di riflessione e approfondimento sul tema dell’impresa sociale, coinvolgendo nel dibattito esperti del settore, studiosi, cooperatori sociali, amministratori, rappresentanti del civismo attivo.
Un dibattito consapevole che sull’impresa sociale, fuori e dentro il Forum, ci sono sguardi e posizionamenti differenti e che oggettivamente le stesse imprese sociali hanno imboccato strade diverse, che a volte ne esaltano le caratteristiche proponendole come possibili esempi da seguire per un impresa più attenta alla giustizia sociale e all’impatto che le sue azioni e attività hanno sui lavoratori e sulle lavoratrici e sul contesto sociale e ambientale, ma in altri casi ne hanno svuotato senso e prospettiva.
Dal seminario è emerso un primo documento che prova a tracciare alcune cornici e indicatori ma che rimane ancora aperto, nella consapevolezza che non si possono fare forzature e che vi è la necessità di continuare il confronto, invitando chi è interessato a discutere a proseguire con noi questo percorso di dibattito, inviandoci dei contributi.
Il confronto si è sviluppato attorno a due domande. La prima, più generale: quali contributi possono venire dalla cooperazione, e in genere dalle “imprese sociali”, alla svolta nell’azione collettiva e pubblica per ridurre le disuguaglianze? La seconda, se vi sono nessi e quali sono tra l’esperienza della cooperazione, di alcune esperienze cooperative, con alcune delle 15 proposte di giustizia sociale.
Quando parliamo di giustizia sociale ci riferiamo al “pieno sviluppo della persona umana”, l’obiettivo su cui la Costituzione impegna l’intera Repubblica, precisando che include “la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale”. E’ quella “capacità di ciascuno di fare le cose alle quali assegna valore”, che Amartya Sen ha definito “libertà sostanziale”, tale da “non compromettere la possibilità delle future generazioni di avere la stessa o più libertà”. (La definizione è tratta da questo testo).
Ruolo delle imprese sociali nella lotta alle disuguaglianze
Il confronto, pur facendo emergere punti di vista e attenzioni differenti è servito a mettere in luce alcuni punti condivisi, anche in termini di rammendo tra posizioni che sono arrivate al confronto su posizionamenti molto distanti. Il primo elemento di condivisione è stato sulla ricerca di una comune definizione di impresa sociale. Su questo terreno si è condiviso che si può parlare di impresa sociale quando:
gli obiettivi perseguiti sono coerenti con un aumento della giustizia sociale; i servizi e le attività proposte sono ritenuti utili dalla comunità dopo che con la stessa si è garantito un confronto acceso, informato e ragionevole; la distribuzione degli utili è vincolata al rafforzamento dell’impresa e allo sviluppo delle sue attività e quindi al benessere collettivo di tutte e tutti i soci; il sistema di governance è orientato in senso democratico, garantendo a tutte e tutti i soci la partecipazione alle scelte di impresa.
E ancora quando le imprese sociali riescono a: garantire libertà individuale; promuovere nei territori la valorizzazione delle risorse espresse dalle persone e dalle esperienze di lavoro collettivo; costruire e proporre bellezza e cultura come strumento di abilitazione ed emancipazione delle persone (aiutare le persone ad essere libere).
Un secondo punto di convergenza riguarda il forte ruolo che pubblica amministrazione e domanda pubblica svolgono nell’orientare le attività dell’impresa sociale nella gestione del welfare locale in una direzione favorevole o contraria alla giustizia sociale.
Infatti, pur non nascondendo, anzi riconoscendo come tema centrale, le responsabilità interne e soggettive di parti rilevanti del mondo dell’impresa sociale, non si può ignorare che dietro a molteplici degenerazioni del ruolo dell’impresa sociale e dietro all’impoverimento del suo potenziale innovativo c’è anche l’uso che dell’impresa sociale viene fatto dalla pubblica amministrazione o i limiti di tale uso:
- il ricorso al massimo ribasso nell’affidamento dei servizi attraverso appalti;
- la stessa scelta di utilizzare l’avviso pubblico come strumento per l’affidamento, scelta non obbligatoria nel contesto UE;
- il ricorso all’integrazione pubblico-privato-sociale in una chiave o di delega della responsabilità pubblica o peggio come strumento di mero abbassamento della spesa giocando sul minor costo del lavoro;
- tempi di pagamento che espongono molti soggetti al rischio di “morire per crediti”;
- pensare alle politiche sociali e socio sanitarie in una chiave solo emergenziale che rimuove parole come prevenzione, territorio e inclusione;
- affrontare gli svantaggi delle periferie o di altre aree marginalizzate del paese con “bandi per progetti”, anziché costruendo “strategie di area” nelle quali l’impresa sociale possa concorrere con le proprie conoscenze alla fase ascendente, di costruzione delle strategie.
Il ForumDD, la cooperazione, le proposte di giustizia sociale
Dal confronto, come era negli obiettivi, sono emerse, oltre le questioni appena poste, anche indicazioni di lavoro comune del ForumDD con il mondo della cooperazione e dell’impresa sociale.
In particolare:
- Proseguire (con adeguati finanziamenti) il progetto in corso a cura del ForumDD di indagine all’interno dei WBO esistenti per accertare la sostenibilità economica delle imprese, l’effettiva natura del salto di ruolo dei lavoratori a lavoratori-soci, gli effetti sociali di tale cambiamento anche nel contesto territoriale e famigliare, e dunque le misure da adottare per promuovere il ricorso a tale soluzione.
- Esplorare la soluzione cooperativa nella costruzione di piattaforme collettive per la raccolta e l’uso di dati a livello cittadino o di area vasta, necessari per la programmazione, gestione e monitoraggio di servizi collettivi, secondo una linea di studio già intrapresa dal sistema cooperativo.
- Valutare la possibilità di costruire e attuare per alcune medie o grandi cooperative una sperimentazione del Consiglio del Lavoro e della Cittadinanza, proposto dal ForumDD.
- Valorizzare e dibattere l’effetto positivo sulla distribuzione della ricchezza della non appropriabilità del patrimonio che caratterizza il modello cooperativo con particolare riferimento al passaggio generazionale.
Con il sistema diffuso e territoriale delle imprese sociali innovative, due appaiono i terreni sui quali avviare azioni/analisi congiunte, a livello nazionale o in particolari contesti pilota:
- Il ForumDD ha avanzato con la Proposta 11 una strategia innovativa, non normativa, di rinnovamento della Pubblica Amministrazione che appare rispondere pienamente a uno dei due punti di convergenza del workshop: la grave responsabilità della PA nel mortificare il potenziale innovativo delle imprese sociali innovative. Quella proposta avanza ipotesi di intervento mirate che possono attuarsi solo in funzione di forti missioni strategiche. Il welfare innovativo è una di queste possibili missioni. La proposta è in questo momento in fase di ulteriore affinamento, con l’idea di lanciarla nella Primavera-Estate 2020, proponendo operativamente di sperimentarla per 1-3 missioni. Se la proposta incorporasse il sapere e i suggerimenti intravisti nell’incontro, il welfare innovativo potrebbe essere presentato come uno di questi campi di immediata applicazione. E su questa richiesta si potrebbe costruire una mobilitazione estesa. Il ForumDD ha avanzato una proposta (n.9) in merito agli Appalti innovativi. Essa potrebbe essere sviluppata nella direzione che è emersa da diversi interventi del Seminario.
- Il contesto migliore in cui il sapere e il metodo delle imprese sociali innovative, come definite nell’incontro, possa manifestarsi, pesare sulle scelte programmatiche della politica e dell’amministrazione e dunque esprimersi concretamente nell’offerta di una nuova generazione di pubblici servizi, è quello di “strategie di area”, che rompano i silos settoriali e la logica procedurale e facciano emergere in un territorio una visione di lungo termine a cui mirare. E’ questa la logica adottata in Italia dalla Strategia aree interne e che ora il ForumDD propone di estendere, con la Proposta 8, a tutte le aree marginalizzate del paese. Portare il sapere delle esperienze del welfare innovativo territoriale nell’elaborazione ulteriore di questa proposta e nel suo travaso in principi per l’Accordo di Partenariato che indirizzerà l’uso dei fondi comunitari 2021-27 è obiettivo possibile.