La pandemia ha coinvolto tutti evidenziando le fragilità ed esasperando le disuguaglianze. In questo scenario le donne sono state le più colpite, perché più precarie e vulnerabili dal punto di vista lavorativo e ancora maggiormente schiacciate sui compiti di cura. Vulnerabilità aggravate dalla violenza maschile pervasiva e trasversale. Una situazione grave per cui servono interventi multidimensionali a partire da quelli che potranno essere inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Con l’occasione dell’8 Marzo, Giornata internazionale della donna, il Forum Disuguaglianze e Diversità rinnova il suo impegno nel contrasto delle disuguaglianze di genere a valle di un percorso di riflessione al suo interno che, attraverso un gruppo di lavoro dedicato, ha attivato una revisione critica di alcuni aspetti della messa a terra delle 15 proposte per la giustizia sociale, promosso momenti di confronto e organizzato una giornata nell’ambito dell’iniziativa “OpenForumDD: 16 giorni in diretta…proposte, dialoghi e strategie per il Paese di domani”.
Questo 8 Marzo si presenta con una evidenza: la Pandemia ha coinvolto globalmente tutti i continenti e le popolazioni, evidenziando le fragilità del nostro sistema economico e sociale, scardinando sicurezze e ponendo profondamente in discussione consuete modalità di vita ma i suoi effetti non hanno pesato allo stesso modo e con la stessa intensità su tutti e le sue conseguenze sul piano economico e sociale hanno aggravato le diseguaglianze esistenti tra uomini e donne.
Il prezzo più alto pagato dalle donne
Sono state infatti le donne a pagare il prezzo più alto nonostante, ancora una volta, abbiano mostrato, una incredibile resilienza in campo professionale e soprattutto nella complessa gestione dei tempi di lavoro e familiari. L’impatto della crisi si è andato a sovrapporre ad una condizione di preesistente disparità di potere ed opportunità che, con le evidenti differenze di contesto, rende ancora ovunque la vita delle donne meno agevole di quella degli uomini. Tale dato di realtà si è rilevato nel nostro paese in particolare in tre ambiti: il mercato del lavoro nel quale secondo i dati Istat, a dicembre 2020 hanno perso il lavoro 99mila donne su 101.000 totali; il lavoro di cura non retribuito che è aumentato in maniera esponenziale; la violenza maschile che registra già 16 femminicidi nei primi due mesi del 2021. Una situazione quindi estremamente grave che richiede di intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne: la partecipazione al mondo del lavoro, la retribuzione e la qualità dell’occupazione, l’accesso alle risorse finanziarie, le disuguaglianze tra donne e uomini nell’allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico e alle attività sociali, l’uguaglianza di genere nelle posizioni decisionali a livello politico, economico e sociale, la prevenzione ed il contrasto della violenza maschile “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Perché un reale cambiamento possa determinarsi è necessaria l’assunzione di un’ottica di genere, di un nuovo modello culturale e di sviluppo, un radicale cambio di prospettiva che, come tutti i processi di trasformazione culturale, richiede tempo, condivisione, investimenti costanti e la capacità di vincere tutte le resistenze che attiva. L’arrivo delle risorse europee attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, se ben orientate e programmate, potrebbe rappresentare un’opportunità senza precedenti per riequilibrare le disparità e contrastare le disuguaglianze di genere scardinando i meccanismi che le riproducono.
Nel suo documento di commento al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il ForumDD ha messo l’accento sulla necessità di migliorare la strategia, dando effettiva attuazione alle priorità trasversali di genere, generazionale e territoriale, con progetti integrativi e con una verifica di metodo di tutti i progetti, prevedendo una priorità trasversale aggiuntiva, “dare dignità e partecipazione strategica al lavoro”, rilevando in generale una grave lacuna per cui la maggioranza dei progetti è ancora priva dell’indicazione dei “risultati attesi” in termini dei benefici per la popolazione. Il ForumDD ha proposto di porre particolare attenzione nel verificare che il gender mainstreaming abbia effettiva attuazione attraverso un radicale cambio di paradigma con il quale affrontare la crisi del paese, dando centralità al tema della “riproduzione sociale” quale dovere pubblico per garantire i bisogni prioritari della sostenibilità della vita: salute e benessere, cura centrata sull’attenzione alle persone e ai diritti, sulla tutela dell’ambiente, sul lavoro come volano di capacitazione e dignità, sul contrasto di ruoli e stereotipi connessi alla strutturazione dell’identità di genere.
Che fare?
Una nuova ed efficace infrastrutturazione sociale distribuita omogeneamente sul territorio nazionale, fondata sull’individuazione di livelli minimi essenziali di assistenza, di sistemi educativi innovativi, inclusivi e in grado di contrastare dal nascere ruoli e stereotipi connessi alla strutturazione dell’identità di genere, di sostenere politiche del lavoro attive. Investire sul lavoro delle donne, sui diritti, sui servizi all’infanzia, sull’emersione e la valorizzazione del lavoro di cura, significa liberare il tempo delle donne, creare posti di lavoro, incidere sul benessere dei/delle cittadini/e e creare un’economia più forte con un Pil che cresce. Per sostenere l’occupazione delle donne bisogna però intervenire integrando tutti gli interventi di rimozione dei vincoli per una piena valorizzazione della soggettività, per la tutela dei diritti ed il contrasto delle disuguaglianze e quindi: un sistema educativo che deve consentire il pieno sviluppo delle potenzialità e non predisporre alla disparità di potere; un sistema di servizi pubblici che deve garantire una congrua divisione dei compiti di cura e la disseminazione delle responsabilità di riproduzione sociale (mense, asili, presa in carico di persone non ancora o non più autosufficienti, diversamente abili, ecc…) deve garantire la tutela dalla violenza maschile che agita in contesto familiare, mina competenze e presenza sul mercato del lavoro e produce violenza economica e in contesto lavorativo, condizionando pesantemente opportunità e carriere. Questi punti, insieme alla governance del Piano che presuppone una rigenerazione della PA, potranno essere opportunamente affrontati solo attraverso un confronto pubblico, acceso, aperto e informato, con le parti sociali, con le organizzazioni di cittadinanza attiva ma è indispensabile che sia dato ascolto alla voce delle donne, delle tante organizzazioni femministe che stanno chiedendo con forza interventi mirati alla riduzione delle disuguaglianze di genere come priorità trasversale e come prerequisito indispensabile allo sviluppo del paese. In quest’ottica il ForumDD ha deciso di aderire, condividendone i contenuti e l’intero impianto, al documento dall’Assemblea della Magnolia, una pluralità di donne, tantissime e diverse, con le loro competenze e soggettività, da sempre impegnate per la libertà e l’autonomia delle donne e a praticare “la cura del vivere”, nelle esperienze personali e sociali, e nella politica, che si incontrano dal mese di luglio su iniziativa della Casa Internazionale delle Donne di Roma.