La trasformazione digitale apre una biforcazione fra uno scenario di emancipazione e uno di regressione sociale. Di questo si è parlato al convegno “Il conflitto sociale nell’era dei robot e dell’intelligenza artificiale” organizzato dalle Università di Cassino, RomaTre e Cadi Ayyad (Marocco). A disposizione l’intervento Fabrizio Barca e le raccomandazioni finali.
Circondati da migliaia di volumi della straordinaria Biblioteca Casanatense, fra i quali i “libri proibiti” dall’Inquisizione, si è tenuto il Seminario Il conflitto sociale nell’era dei robot e dell’intelligenza artificiale organizzato dalle Università di Cassino, RomaTre e Cadi Ayyad (Marocco).
Gli interventi, grazie a tagli disciplinari assai diversi, hanno messo in luce che, al di là delle classiche visioni di un futuro predeterminato, utopico o distopico, la trasformazione digitale apre una biforcazione fra uno scenario di emancipazione e uno di regressione sociale. Le opportunità di emancipazione sociale sono state colte da molti interventi nella capacità di trasformare in conflitto la rabbia e l’odio prodotti dall’erosione di giustizia sociale a cui la trasformazione digitale non governata sta contribuendo. Con riguardo al mondo del lavoro, ciò significa, è stato detto, recuperare il ruolo della contrattazione collettiva. Simile può essere il ruolo di altri “grumi sociali”, a cominciare dal movimento femminista e dalle organizzazioni di cittadinanza attiva, se sapranno mobilitarsi in modo adeguato.
Sono state illustrati casi negativi in cui gli algoritmi di apprendimento automatico producono gravi discriminazioni, anche di genere. E casi positivi di utilizzo della trasformazione digitale per rimuovere ostacoli allo sviluppo di piccole e medie imprese e alla vita nelle aree interne marginalizzate. Sono stati esplorate applicazioni digitali che estendono la potenza, modificano o superano la persona umana. Tema ricorrente in tutti gli interventi è stato quello dell’accesso diffuso alla conoscenza, ai dati, al loro utilizzo – un’aspirazione simbolica in un luogo che conservava conoscenza proibita per alcuni o per i posteri.
Il ForumDD ha contributo con un intervento di Fabrizio Barca che, sulla base del lavoro in corso con la Scuola Critica del Digitale, ha discusso le azioni che è necessario realizzare in modo simultaneo per indirizzare l’uso dell’intelligenza artificiale verso la giustizia sociale:
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- Condividere collettivamente un criterio per distinguere il «bene» dal «male» (il concetto di libertà sostanziale della “teoria delle capacitazioni” di Amartya Sen, corrispondente a quello della nostra Costituzione – art.3).
- Comprendere i nessi causali con cui la tecnologia produce «bene» anziché «male».
- Disegnare azioni che assicurino gli «usi buoni».
- Trasformare la rabbia in un confronto acceso, aperto, informato e ragionevole (conflitto) per compiere i precedenti passi.
Le Università promotrici hanno concluso il Seminario con la presentazione di un Manifesto.