Mimmo Sorrenti ha raccontato la sua storia durante la presentazione pubblica del Forum Disuguaglianze Diversità. Il birrificio è tornato a produrre grazie alla tenacia dei lavoratori che hanno garantito la dignità del loro lavoro e una possibilità di crescita per il territorio. La ripresa della produzione e un accordo appena siglato con Heineken. La storia si iscrive nel filone delle tante straordinarie esperienze di “workers buyout“.
Io sono Mimmo Sorrenti, socio e presidente della Cooperativa Birrificio Messina. La nostra storia è iniziata nel 2006, quando la multinazionale Heineken ci comunicò la chiusura dello stabilimento di Messina, spostando in altri siti la produzione e le maestranze. Noi a suo tempo, rifiutammo il trasferimento, perché legati al nostro territorio e al nostro stabilimento, dove hanno lavorato i nostri padri, per non perdere una realtà e una tradizione messinese che durava da 100 anni.
Nel contempo, si presentò un imprenditore messinese, tra l’altro figlio del primo datore di lavoro, acquisendo lo stabilimento. Questo sembrò un segnale positivo per dare continuità alla produzione. Purtroppo, non fu così, perché lo scopo era tutt’altro, ma su questo argomento non voglio soffermarmi più di tanto, ci saranno tempi e luoghi diversi per affrontare tale parentesi affinchè emerga la verità, perché quelli che hanno pagato a caro prezzo senza una giusta causa, siamo noi ex dipendenti che siamo rimasti senza lavoro.
La nostra città si è rivelata solidale con noi, perché ha riconosciuto il valore dello stabilimento in quanto fonte di lavoro per molte famiglie, e considerato tra l’altro, uno degli stabilimenti più produttivi della Sicilia, ampliando la distribuzione della birra a livello nazionale, nonostante l’utilizzo di impianti obsoleti.
Per un anno e mezzo abbiamo fatto un sit-davanti allo stabilimento, alla ricerca di un qualcuno che potesse aiutarci e volesse investire con noi, ma senza alcun risultato. Noi siamo quindici Soci, tenaci e testardi, abbiamo scelto di restare nella nostra città, nonostante le difficoltà, credo che non sia facile per nessuno rimanere senza lavoro già in età avanzata. Ci hanno derubato della nostra dignità di padri di famiglia e di lavoratori.
Grazie alla Fondazione Comunità di Messina ci siamo messi in “gioco” costituendo una cooperativa nell’agosto del 2013. La strada è stata tortuosa, con l’aiuto dei nostri collaboratori, abbiamo redatto un piano industriale, abbiamo iniziato a raccogliere finanziamenti, investendo tutta la nostra vita lavorativa. Abbiamo avanzato richieste per l’assegnazione di due capannoni, una volta aperte le porte, li abbiamo ristrutturati a norma, collocando gli impianti necessari per la produzione. Nulla è stato facile, ma tutto è stato fatto per avere la prima bottiglia sugli scaffali dei supermercati e sui tavoli dei consumatori.
Oggi posso dire di essere orgoglioso perché si è avverato il nostro sogno: abbiamo raggiunto 6 milioni di bottiglie in un anno e mezzo di produzione. Vorrei che la nostra storia fosse di esempio per i giovani, è a loro che rivolgo il mio consiglio di non abbandonare le loro città e di continuare a credere nei propri sogni, perché è solo con l’impegno, la tenacia e la volontà che si possono realizzare.
Il birrificio Messina è molto più di un progetto, è qualcosa di concreto e tangibile, un segnale forte e solido per la nostra città.