Carmelo Traina, fondatore dell’associazione giovanile Visionary, attivista politico, è da sempre schierato in prima linea quando si parla di politiche giovanili e riguardanti il Sud. Ai e alle giovani che fanno attivismo dice: “Quella che stiamo facendo è politica, non bisogna averne paura”
In vista delle elezioni di maggio, durante le quali, con la campagna Facciamo Eleggere in collaborazione con Ti Candido, arrivata alla sua terza edizione, sosterremo candidate e candidati selezionati in alcuni territori di riferimento, abbiamo deciso di parlare di politica sociale e attivismo con alcune persone molto impegnate.
Il nostro primo ospite è stato Carmelo Traina: ingegnere dei mezzi di comunicazione, figura ibrida e specchio della sua generazione, potrebbe essere la definizione perfetta di multitasking. Fondatore di due start up legate al mondo del digitale e dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, si definisce attivista politico.
Con Carmelo, abbiamo parlato del complesso rapporto tra attivismo associativo e realtà politica del Paese. Gli abbiamo chiesto quali sono, secondo lui, le difficoltà e i timori che frenano i giovani dall’avvicinarsi al mondo della politica:
“Le persone che in questo momento fanno attivismo sono persone che effettivamente vorrebbero impegnarsi, avere un ruolo utile nella società per abbracciare e risolvere quei problemi che non appartengono a nessuno nello specifico, se non alla collettività, e c’è invece qualcuno che vorrebbe farle sue per provare a risolverle. Quella è politica, ma viene spostata in un’altra dimensione e definita attivismo perché chiamarla politica fa difficoltà, e c’è la paura di venire confusi con un mondo cui non si vuole essere accostati. Il grande dilemma, quindi, è che per poter fare politica con il fine di fare il bene della cosa pubblica e della società bisogna chiamarla attivismo.”
E, a proposito della campagna Facciamo Eleggere, gli abbiamo chiesto se ritiene che iniziative come questa possano essere delle soluzioni concrete al problema:
“Tra attivismo e istituzioni, quindi, c’è un grande divario, da una parte di pregiudizio e dall’altra di incapacità di gestione di dinamiche di partecipazione sociale attiva. Servono quindi iniziative per far sentire le persone che fanno attivismo capaci e all’altezza di potersi effettivamente assumere ruoli all’interno delle istituzioni: è molto importante quindi formare e supportare figure del genere, perché possono davvero fare la differenza nei loro territori, ed essere quella scintilla che fa fuoco e, infine, incendio.”
[Ricordiamo che è possibile proporre la propria candidatura a Facciamo Eleggere fino al 12 aprile e che è inoltre aperta la campagna di crowdfunding]