L’appello arriva a dieci anni dall’approvazione del decreto-legge n. 47/2014, il Piano Casa Renzi-Lupi, il cui articolo 5 impedisce l’iscrizione anagrafica delle persone senza titolo abitativo come quelle che occupano un’abitazione per necessità o che sono costrette ad accettare affitti in nero. Tra gli altri è stato firmato anche da Fabrizio Barca e Sabina De Luca del Forum Disuguaglianze e Diversità
A dieci anni dall’approvazione dell’articolo 5 del decreto-legge n. 47/2014, il Piano Casa Renzi-Lupi, che impedisce l’iscrizione anagrafica alle persone senza titolo abitativo, come quelle che occupano una casa per necessità o quelle costrette ad accettare affitti in nero, molte organizzazioni, movimenti, accademici e rappresentanti istituzionali hanno promosso l’appello “Diritti, libertà, uguaglianza” che ne chiede l’abrogazione, firmato anche da Fabrizio Barca e Sabina De Luca.
“Da allora questa legge ha escluso dall’anagrafe le persone costrette ad accettare affitti in nero e chi ha occupato abitazioni per necessità, ha impedito a migliaia di famiglie di poter veder riconosciuti i propri diritti fondamentali. Infatti, in Italia il diritto di voto e l’accesso a misure di welfare essenziali – tra cui l’iscrizione al servizio sanitario nazionale e la conseguente assegnazione di un medico di base, la piena partecipazione al sistema di istruzione e l’iscrizione ai centri per l’impiego – così come la fruizione di servizi pubblici come l’allaccio alle utenze di acqua, luce e gas, nonché l’ingresso nella graduatoria per ottenere un alloggio popolare, sono legati all’iscrizione anagrafica”, si legge nell’appello. Ma non solo: “Alle persone non italiane l’articolo 5 ha impedito di maturare i requisiti per ottenere la cittadinanza e, per effetto delle prassi illegittime sviluppate da molte Questure, ha ostacolato il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L’articolo 5 rappresenta una grave violazione dei diritti fondamentali. Questa norma ha peggiorato radicalmente la qualità della vita di moltissime persone e ha contribuito ad aumentare la loro marginalizzazione sociale”.
Per i promotori, la cancellazione dell’articolo 5 darebbe “finalmente accesso ai servizi e ai diritti legati all’iscrizione anagrafica a quanti ne sono stati esclusi finora. Anche le istituzioni otterrebbero un netto vantaggio da questa cancellazione. Allo stato attuale, i registri anagrafici – funzionali alla corretta programmazione delle politiche territoriali – non sono in grado di fornire informazioni precise e accurate circa l’insieme effettivo delle persone che dimorano abitualmente in un determinato contesto territoriale o che, prive di una dimora abituale, vi sono comunque legate in senso anagrafico. La cancellazione dell’articolo 5 renderebbe la qualità dei registri anagrafici significativamente migliore, con benefici rilevanti per le politiche pubbliche”.
Per tutte queste ragioni, le organizzazioni e le persone firmatarie scrivono ai partiti e alle forze politiche: “a dieci anni dalla sua introduzione, è tempo di cancellare l’articolo 5 dal nostro ordinamento. Le donne e gli uomini, i bambini e le bambine escluse dall’esercizio dei diritti fondamentali non possono più aspettare”.
Per aderire come organizzazioni, persone singole, rappresentanti istituzionali: appelloarticolo5@gmail.com