Andrea Zorzetto, insieme a Tommaso Alberini, Alessandra Ausanio e a un gruppo di studenti universitari che vivono tra l’Italia e l’Europa ha dato vita a Poliferie, progetto di cambiamento dal basso che intende costruire opportunità di educazione per i giovani che vivono nelle periferie delle città italiane partendo da Napoli, Roma e Torino.
Credete anche voi, come abbiamo scritto nel WikiForum, che ci sia una dimensione territoriale delle disuguaglianze da tenere ben presente?
Andrea: “Sono molto d’accordo con la definizione del Forum ed è questo uno dei motivi per cui siamo partiti con Poliferie. Io sto anche facendo questo Master sulla rivoluzione digitale e tecnologica che sta determinando una concentrazione dei migliori lavori solo in alcuni luoghi, fatto che si riflette poi nelle scelte espresse durante le elezioni sia in Europa che in America. La dimensione territoriale delle disuguaglianze è dunque un tassello fondamentale anche se a volte viene trascurata nel dibattito pubblico”.
Tommaso: “Anche io sono molto d’accordo soprattutto nel momento in cui si parla delle disuguaglianze all’interno di aree che condividono una stessa autorità politica e identità culturale e che tuttavia al loro interno registrano forti disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento. Penso che ad esempio per quanto riguarda la dimensione europea sia stato ampiamente documentato che le disuguaglianze non stanno aumentando tra stati ma all’interno degli stati. Quindi c’è proprio un’emergenza all’interno di regioni e di città, dove c’è una parte di popolazione che non ha più accesso a quelle opportunità economiche, sociali e di aspirazione che un tempo erano possibili”.
Alessandra: “Sono d’accordo con quanto hanno detto Andrea e Tommaso. Aggiungo solo la mia esperienza personale. Io sono cresciuta in una regione difficile che è la Campania, in una citta particolarmente difficile che è Caserta. Il problema principale è quello del riconoscimento, perché quello che manca è l’ascolto di ciò che accade vicino a noi ma che ignoriamo quotidianamente. Il nostro lavoro si inserisce in quella distanza per cercare di colmarla”.
Andrea e Tommaso voi invece di dove siete e dove state vivendo adesso?
Andrea: “Io sono di Casale Monferrato, piccola città del Piemonte. Ho avuto un’esperienza diversa da Alessandra, perché Casale è una realtà omogenea e tutto sommato benestante. Però quando mi sono spostato a Londra, dove ho vissuto per quattro anni, mi sono reso conto delle enormi disuguaglianze. Lì, in uno stesso quartiere convivono ricchezza e grattacieli e un numero incredibile di bambini – 1 su 2 – che vivono sotto la soglia di povertà”.
Tommaso: “Io sono di Parma e ho studiato a Bologna e quindi fino a poco tempo fa non mi sono spostato dall’Emilia Romagna, che è secondo me una di quelle regioni d’Italia in una fase di transizione. C’era un’economia che tirava, ma negli ultimi anni le cose sono peggiorate e le ultime elezioni politiche hanno segnato qualcosa di sconvolgente. L’Emilia rossa è stata invasa dai leghisti e Parma ha eletto solo parlamentari della Lega. Adesso sto vivendo a Londra che, come diceva Andrea, è il simbolo delle disuguaglianze che regnano sovrane. E mi sembra che quella di Londra sia la dimensione verso cui l’Italia sta transitando e l’Emilia è il simbolo di questo cambiamento se non si interviene per arginare le disuguaglianze.”
Sono 21 milioni gli abitanti dei contesti urbani e di questi 15 milioni nelle periferie. Su che tipo di disuguaglianze vi concentrate nel vostro progetto e quali tra le disuguaglianze tra economiche, sociali e di riconoscimento credete pesino di più nella vita delle persone?
Alessandra: “Io credo che la dimensione principale sia quella culturale, sia nella vita dei nostri coetanei che in quella dei ragazzi più giovani. Credo che educare e diffondere i giusti valori e fornire i giusti strumenti perché tutte le generazioni possano formarsi in chiave europea sia il punto da cui partire. Ciò che allontana maggiormente le ragioni del Sud dall’Europa è non avere gli strumenti e sentire che manca la presenza dello Stato. E questo favorisce la nascita di apparati di altra natura”.
Tommaso: “Non mi sento di designare una gerarchia tra disuguaglianze. E’ ovvio che ci si concentra solo su quelle economiche e sociali l’intervento può funzionare solo nel breve periodo. Se non si interviene sul riconoscimento, sulle aspirazioni e sulla capacità dei territori di poter sognare in grande, non si realizza un vero cambiamento.”
Andrea: “Le tre disuguaglianze vanno insieme e oltre alla dimensione territoriale, aggiungo quella generazionale. Nel mio contesto di origine e anche altrove si è costretti ad andare fuori, o se non addirittura all’estero per trovare delle opportunità e questo secondo me è un problema terribile. Bisogna dare la possibilità ai giovani di riuscire a ricreare una comunità sul proprio territorio”.
In cosa consiste il progetto Poliferie?
Andrea: “Noi siamo una ventina di ragazzi, di tutta Italia, con background diversi, che abbiamo avuto molte opportunità negli ultimi anni, ma che si rendono conto che non tutti le hanno e per questo vogliamo impegnarci, sia per creare opportunità individuali, sia per ricreare un senso di comunità sui territori. Visto che siamo ancora ventenni, credo sia più facile per noi parlare alla generazione più giovane nell’intento di trasformare, insieme a loro, le periferie in Poliferie, spazi ricchi di opportunità. I sotto-progetti che abbiamo immaginato sono tre: lab, edu e story. Il primo consiste nell’offrire agli studenti delle scuole superiori la possibilità di partecipare a laboratori civici per discutere dei problemi specifici delle loro comunità e lavorare insieme per proporre delle soluzioni pratiche da sottoporre agli amministratori locali con l’obiettivo di mettere in pratica una delle soluzioni proposte”.
Tommaso: “Per quanto riguarda la sezione Edu, vogliamo offrire corsi complementari alla didattica offerta dalla scuola, su competenze che crediamo fondamentali per entrare nel mercato del lavoro, sempre più difficile, fluido e in continua trasformazione. L’essere capaci di affrontare un colloquio di lavoro, di comunicare nel modo più adeguato, di capire quali minacce e opportunità vengono dalle tecnologie, di porsi in maniera “imprenditorialmente utile”. Se si hanno familiari, amici e conoscenti che ti aiutano in questo senso, riesci ad accedere a quelle competenze, se no non riesci. Partiremo con tre incontri: uno dedicato alle nuove tecnologie, uno sulle competenze trasversali, e un terzo dedicato alla creatività intesa in senso lato, come capacità di ripensare se stessi e la realtà. Lo faremo grazie al contributo di esperti e accademici”.
Alessandra: “Il terzo progetto è Poliferie Story, che è un concorso letterario e multimediale. In questo caso il nostro obiettivo primario è di dare l’opportunità a studenti delle scuole medie superiori di raccontarci in maniera sincera cosa significa crescere imbattendosi ogni giorno nelle difficoltà determinate dalle disuguaglianze. Un comitato scientifico valuterà i lavori e poi il 31 maggio a Roma ci sarà la premiazione del migliore elaborato. Crediamo che raccontare abbia la sua importanza ma anche dare attenzione e rilievo ai racconti stessi.”
Che tipo di risposta avete avuto finora dai giovani in termini di partecipazione?
Andrea: “Il problema fondamentale è che a volte sono proprio dei giovani che hanno avuto più opportunità ad avere più voglia di partecipare. Sicuramente ci vorrà tempo per sviluppare tutto quello che abbiamo in mente, ma abbiamo riscontrato una buona risposta da parte dei ragazzi”.