Il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e il Forum PA presentano alcune proposte operative per migliorare lo stato di salute delle pubbliche amministrazioni
L’attenzione al ruolo delle amministrazioni pubbliche era già presente nel Rapporto “15 proposte per la giustizia sociale” con la consapevolezza che nessuna delle azioni indicate sarebbe stata realizzabile senza un forte rinnovamento della PA, lungo le linee indicate dallo stesso Rapporto con una specifica proposta.
Nello scenario post Covid-19 questo rinnovamento è ancora più necessario ed urgente. Lo richiede tanto la gestione del post-emergenza, quanto la necessità di utilizzare al meglio l’enorme massa di denaro che in via del tutto eccezionale si renderà disponibile e che dovrà essere utilizzata per traghettare il nostro Paese verso un modello di sviluppo più sostenibile meno vulnerabile, in grado di coniugare assieme giustizia sociale e giustizia ambientale.
Lo scenario
La crisi Covid 19 ha fatto emergere una ri-legittimazione dell’azione pubblica che ora deve evolvere in maggiore autorevolezza, capacità e competenza della nostra PA. . Ma qual è lo stato attuale della PA? I dati offrono un quadro di grande debolezza. La riduzione del 6,2% del personale in dieci anni intervenuta, peraltro, in una amministrazione che ha il 14% di lavoratori impiegati nelle amministrazioni pubbliche sul totale degli occupati contro il 29% della Svezia, il 22% della Francia, il 18% della Grecia, il 16% dell’UK, il 15% della Spagna; l’età media più alta dell’area OCSE (51 anni), mentre gli under 30 sono appena il 2,9%; una crescita del ricorso a figure flessibili e precarie, il cui numero ha superato le 350mila unità; una forte flessione della spesa in formazione del personale scesa da 263 milioni nel 2008 a soli 154 milioni nel 2018, corrispondenti a 48 euro e 1,02 giornate per ciascun dipendente (considerando solo quelli a tempo indeterminato); una composizione del pubblico impiego ancora squilibrata verso i profili giuridici e in cui sono invece carenti le professionalità tecniche e di negoziazione, ma anche le competenze organizzative. Questo quadro evidenzia con chiarezza l’inadeguatezza della nostra PA a fronteggiare l’ordinario. E ci restituisce, senza ombra di dubbio, l’impossibilità, con questa amministrazione, di gestire la straordinarietà della fase che stiamo vivendo e che vivremo nei prossimi anni.
Le leve strategiche
Le proposte ForumDD-ForumPA, all’attenzione della Commissione Colao, partono da alcune leve strategiche: il rinnovamento curando con grande attenzione attorno a missioni strategiche chiaramente individuate l’entrata dei 500 mila nuovi giovani, dovuta allo sblocco del turn-over, una maggiore autonomia dei dirigenti e la rimozione dei fattori che ne ostacolano la discrezionalità, la rottura dei silos aggregando comunità di progetto sugli obiettivi strategici, il rinnovamento dei sistemi di valutazione valorizzando le competenze organizzative, la trasformazione digitale per migliorare l’efficienza e la trasparenza, la valorizzazione della domanda pubblica anche con il ricorso agli appalti innovativi, una più sistematica partecipazione dei cittadini, del lavoro e delle imprese raccogliendone le tante conoscenze utili a indirizzare le scelte.
Le azioni da intraprendere
Proponiamo interventi in tre aree: il rafforzamento delle capacità dell’amministrazione, il coinvolgimento strategico dei cittadini, la trasformazione digitale come ripensamento dei processi e della governance pubblica dei dati. Questi obiettivi sono declinati in sei azioni puntuali.
Un primo punto è legato all’accompagnamento e il sostegno alle amministrazioni nelle sfide di semplificazione delle procedure e riduzione dei tempi da realizzare attraverso un’azione di sistema volta a snellire la normativa eliminando la stratificazione di leggi, regolamenti e standard e, al tempo stesso, attraverso un’immediata facilitazione e riduzione dei tempi per i procedimenti delle misure post Covid-19. Queste azioni mettono al centro la partecipazione dei cittadini e il loro coinvolgimento attraverso stabili canali di relazione.
Un secondo punto è quello del rinnovamento qualitativo e quantitativo del pubblico impiego, procedendo in tempi brevi all’assunzione di 500 mila giovani già prevista, scongiurando il rischio di reiterare l’esistente.. Quella del rinnovamento del personale della PA non è infatti solo una questione di numeri, è piuttosto un’occasione irripetibile per ridisegnare la nostra società. Senza l’individuazione delle le missioni strategiche sulle quali calibrare i fabbisogni di personale e le competenze disciplinari e organizzative necessarie per centrare gli obiettivi, nessun rinnovamento avrà mai luogo. Senza la cura dei nuovi entrati, né si realizza la sinergia con le leve esistenti, né si valorizza (anzi, come l’esperienza dimostra, spesso si spegne ) la loro carica innovativa. Progettare e svolgere i concorsi con commissioni composte da profili di alto rilievo per competenza e anche per motivazione e senso della missione pubblica, e infine, affiancare l’entrata dei nuovi assunti attraverso processi di mentoring con il personale esperto.
La terza azione riguarda la lotta alla “burocrazia difensiva”, e la promozione della discrezionalità e dell’autonomia della dirigenza. Una battaglia da condurre evitando la produzione di nuove leggi ed eliminando progressivamente il disincentivo rappresentato da un sistema di controlli poco incline a valorizzare l’attenzione al risultato finale e l’innovazione, più attento al mero rispetto delle procedure formali, affinchè funzionari e dirigenti siano incentivati, anziché scoraggiati, a prendere, in condizioni di incertezza, decisioni rivolte a raggiungere i risultati.
La quarta azione concerne la riforma, il rilancio e il rafforzamento della formazione che nel 2017 è scesa a 147 milioni di euro totali (erano 276 milioni nel 2010), ovvero 49 euro di investimento annuo per ciascun dipendente (solo quelli a tempo indeterminato). La formazione e la possibilità di apprendimento continuo devono essere viste come un elemento fondamentale che determina la qualità dell’azione amministrativa, il benessere dei dipendenti e si configura, in una società in rapido e continuo mutamento, come un diritto di ogni lavoratore, nonché per la stessa PA una garanzia di attirare nel lavoro pubblico persone capaci e di poterle trattenere nel tempo. Il ripristino dell’investimento per la formazione per ogni ente al minimo dell’1% monte salariale, il rafforzamento delle competenze organizzative, la formazione tra pari sono alcuni degli interventi possibili per rilanciare il ruolo strategico della formazione.
Un quinto nodo riguarda la promozione della sussidiarietà orizzontale e della partecipazione del lavoro attraverso la sistematica diffusione di pratiche amministrative che includano la partecipazione dei cittadini dando piena attuazione all’articolo 118 della Costituzione e coinvolgendo i lavoratori e le lavoratrici in processi che impattino sulle loro condizioni di lavoro. Coinvolgere, coprogettare e mettere a frutto le conoscenze e i saperi della cittadinanza attiva organizzata, non solo migliora l’azione della PA rendendola più consapevole e capace di adattarsi alle diverse esigenze, ,ma può anche contribuire a sanare la crescente frattura tra PA e cittadini.
Infine occorre ovviare a una digitalizzazione della PA ancora incompleta e non omogenea che è tra le maggiori cause di ritardi e oneri burocratici per i cittadini, e favorire una nuova governance dei dati e il loro uso pubblico come “bene comune” come suggerito dalla recente strategia europea sui dati oggetto di una comunicazione della Commissione.