Giulia Gitti, Michele Olmi e Giulia Leila Travaglini cercano di analizzare i possibili pro e contro e le ripercussioni generate dalla proposta di ForumDD alla luce della letteratura economica esistente: in un paese in cui manca una strategia comprensiva che sostenga i giovani, l’eredità universale, può essere un importante tassello in un’agenda politica che affronti la complessa situazione giovanile in maniera comprensiva e prioritaria, aumentando il peso di questi temi nel dibattito pubblico italiano e può aiutare a correggere gli effetti indiretti distorsivi di un sistema di welfare che aiuta le famiglie a provvedere per i giovani, piuttosto che aiutare direttamente i giovani
Il segretario del PD Enrico Letta ha recentemente riportato al centro del dibattito pubblico la necessità di politiche per i giovani, avanzando una proposta simile alla misura di eredità universale indirizzata ai diciottenni di Forum delle Disuguaglianze e delle Diversità (ForumDD). Entrambe queste politiche si pongono l’obiettivo di contrastare la disuguaglianza generazionale ridistribuendo capitale ai giovani, sebbene con modalità diverse. La proposta di ForumDD, oggetto di questo articolo, si compone di due misure. La prima consiste in una riforma della tassazione sull’eredità e sulle donazioni ricevute, il gettito così guadagnato servirebbe a finanziare un’“eredità universale”. La proposta prevede un trasferimento di 15,000 euro (pari al 10% circa della ricchezza netta media personale nel nostro paese, secondo le stime di ForumDD) ad ogni giovane al compimento dei 18 anni, non condizionato al reddito e al modo in cui viene speso. ForumDD dichiara che l’obiettivo della politica è quello di fornire strumenti finanziari per accrescere la libertà sostanziale dei giovani per realizzare il “pieno sviluppo della propria persona”. È prevista l’introduzione di un percorso di preparazione a scuola per guidare i giovani all’utilizzo dei soldi, senza però influenzarli nelle scelte. Stimando una platea di circa 550mila beneficiari ogni anno, la misura verrebbe a costare 8,8 miliardi di euro l’anno, finanziata principalmente (tra il 16% e 59%, come stimato da ForumDD) attraverso la rimodulazione della tassazione dell’eredità. Quali problemi questa misura si prefigge di affrontare? È effettivamente in grado di aumentare la libertà sostanziale dei giovani?
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Universalità
Una delle caratteristiche principali della proposta è l’universalità: l’eredità è destinata a tutti i diciottenni, indipendentemente dal reddito familiare o altre caratteristiche. La prima critica che viene mossa a riguardo è lo sperpero di risorse limitate, dal momento che riceverebbero soldi anche giovani che non ne hanno realmente bisogno, perché cresciuti in famiglie che possono provvedere a loro. La definizione della platea di beneficiari di una politica pubblica dipende ovviamente dalla disponibilità di risorse, ma anche dall’obiettivo che si vuole raggiungere. Sviluppare dei criteri di selezione dei beneficiari sulla base dell’accrescimento della libertà sostanziale dei giovani non è facile: il reddito familiare potrebbe essere un criterio, ma non è il solo. Anche per i giovani provenienti da famiglie benestanti potrebbe restare il problema di dover scegliere percorsi in accordo con le preferenze dei propri familiari, non garantendo il pieno e libero sviluppo della propria persona.
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Moltiplicatore fiscale
Per concludere, quando si analizza una politica bisogna considerare anche lo stimolo generato dal punto di vista macroeconomico. L’eredità universale potrebbe stimolare spese e investimenti da parte dei giovani. Nell’articolo “Geographic Cross-Sectional Fiscal Spending Multipliers: What Have We Learned?” (2019), Chodorow-Reich stima che la spesa pubblica locale, stimolando la domanda, genera un moltiplicatore a livello locale in termini di PIL, il cosiddetto moltiplicatore fiscale, dell’ordine di 1,5-2. Nel contesto italiano, Acconcia, Corsetti e Simonelli sfruttano gli episodi di commissariamento dei consigli comunali per corruzione o infiltrazione mafiosa per misurare in maniera causale l’effetto della riduzione nella spesa pubblica comunale sull’attività economica locale. Nell’articolo “Mafia and Public Spending: Evidence on the Fiscal Multiplier from a Quasi-Experiment” (2014), essi stimano il moltiplicatore fiscale fra 1,5 e 1,9. È invece molto recente il primo studio che costruisce un esperimento per stimare il moltiplicatore fiscale a livello locale di un programma di trasferimento monetario. Nell’articolo “General Equilibrium Effects of Cash Transfers: Experimental Evidence from Kenya” (2019), Eggers e i suoi coautori studiano gli effetti aggregati prodotti dalla ricezione di un unico trasferimento monetario di circa 1000 USD da parte di famiglie povere nelle aree rurali del Kenya, ottenendo un moltiplicatore fiscale di 2,5. È difficile relazionare queste stime all’effetto che l’eredità universale potrebbe produrre, poiché è difficile prevedere quali saranno i consumi, i risparmi e gli investimenti (di breve e lungo periodo) di persone così giovani, oltre alla diversità del contesto rispetto agli studi condotti in paesi in via di sviluppo. Occorre perciò considerare le stime sopracitate come un limite superiore al possibile effetto moltiplicatore della proposta.
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