Italia: l’urgenza di definire un piano educativo innovativo e inclusivo nel contesto della pandemia Covid-19

L’Italia, con quasi 7 milioni di studenti delle scuole primarie e secondarie confinati a casa, è stato uno dei primi Paesi a chiudere le scuole e probabilmente sarà uno degli ultimi a riaprirle. Questo è particolarmente preoccupante se si considera la situazione critica che già caratterizza il panorama educativo italiano. È un fatto ormai generalmente accettato che la crisi generata dalla pandemia di Covid-19 sta avendo un notevole impatto sui contesti sociali più fragili esacerbando la situazione e intensificando le disparità esistenti. L’Italia, con quasi 7 milioni di studenti delle scuole primarie e secondarie confinati a casa, è stato uno dei primi Paesi a chiudere le scuole e probabilmente sarà uno degli ultimi a riaprirle. Questo è particolarmente preoccupante se si considera la situazione critica che già caratterizza il panorama educativo italiano. È un fatto ormai generalmente accettato che la crisi generata dalla pandemia di Covid-19 sta avendo un notevole impatto sui contesti sociali più fragili esacerbando la situazione e intensificando le disparità esistenti

Orti e giardini condivisi, un’azione collettiva di appropriazione dello spazio pubblico urbano

A Roma presenti molte esperienze di innovazione sociale realizzate attraverso orti e giardini condivisi, che esprimono potenzialità diverse fra cui la mitigazione delle ingiustizie spaziali e ambientali, la promozione del senso di comunità, lo stimolo alla coesione sociale, la sperimentazione di modelli innovativi di produzione e gestione dello spazio pubblico e di reti alternative di produzione e commercio alimentare, il rafforzamento degli ecosistemi urbani e della biodiversità urbana e la lotta al cambiamento climatico. Un contributo di Silvia Cioli e Luca D’Eusebio* 

Povertà: ForumDD/ASviS, il Governo non risparmi sui più deboli e approvi subito un Reddito di emergenza equo, dignitoso e accessibile

Non pare proprio che il Governo voglia assicurare una protezione sociale equa, dignitosa e di facile accesso alla parte più vulnerabile della popolazione: lavoratori a termine a cui non hanno rinnovato il contratto, chi ha perso un lavoro non regolare, chi non può più beneficiare della rete familiare. Se si confermasse questa iniqua disattenzione alla parte più debole del paese, si aggraverebbe l’impoverimento e si toglierebbe a tanti la possibilità di ricostruire, con un minimo di serenità, un programma di vita. Una scelta ingiusta e dannosa per la ripresa dell’intero paese. E’ mai possibile che siano ancora una volta i più deboli a pagare il prezzo più alto? Che proprio su di loro si risparmi?

Riduzione dell’orario di lavoro come politica industriale

La proposta di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario può avere effetti positivi che vanno al di là della sola emergenza sanitaria. Oltre a favorire il bilanciamento famiglia-lavoro e la ridistribuzione dei tempi di lavoro può sostenere la crescita della produttività, soprattutto se accompagnata da misure a sostegno di formazione e upgrading tecnologico. Un contributo di Alessandro Arrighetti e Fabio Landini*