Nell’ambito delle Agorà democratiche, il Forum Disuguaglianze e Diversità organizza il 12 aprile un momento di discussione online per discutere della sua proposta di istituire i Consigli del lavoro e della cittadinanza, per ragionare del governo di impresa anche come questione di giustizia sociale, in linea con l’articolo 41 della Costituzione, appena rafforzato dal Parlamento. La proposta risponde sia all’esigenza di dare attuazione alla partecipazione strategica dei lavoratori sia a quella di far pesare l’esito di un confronto aperto fra molteplici interessi e valori, quelli del lavoro e quelli della tutela dell’ambiente
Nell’ultimo trentennio, segnato dal pensiero neoliberista, si è affermata l’idea secondo cui l’unico scopo dell’impresa sia la massimizzazione del suo valore patrimoniale, a beneficio degli azionisti. Ciò ha portato a trascurare sempre più gli interessi degli altri soggetti essenziali per la vita delle imprese (stakeholders): lavoratrici e lavoratori, imprese fornitrici e acquirenti, comunità che vivono nei territori e nell’ambiente su cui le imprese impattano. Questa rimozione della voce dei soggetti in campo ha concorso ad un aumento dell’ingiustizia sociale e ambientale e ad una “deriva finanziaria” dello stesso capitalismo con effetti negativi sullo sviluppo, come oggi riconosciuto da molte parti. La mancanza di una forma istituzionale di partecipazione strategica del lavoro, poi, fa sì che gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, così come quelli dei cittadini e delle cittadine, non abbiano luoghi di incontro e dialogo e, anzi, finiscano per essere contrapposti, con possibili effetti anche gravi sulla coesione sociale (il caso dell’ILVA di Taranto ne rappresenta un esempio estremo).
Per invertire la rotta è necessario toccare il cuore della questione, ovvero la governance delle imprese, incidendo sui diritti e i poteri attraverso cui si forma la distribuzione dei redditi di mercato, ovvero ridando potere e forza al lavoro e democratizzando il governo di impresa. Altrimenti, il pur significativo riemergere del movimento per la responsabilità sociale di impresa sarà inefficace, rischiando di tramutarsi nel proliferare di forme di “green washing”, con un’attenzione agli impatti ambientali delle scelte aziendali solo di facciata. Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha una proposta per invertire l’attuale situazione. L’idea base è che il governo di impresa debba essere posto anche come questione di giustizia sociale, in linea con l’articolo 41 della Costituzione, appena rafforzato dal Parlamento. La proposta risponde sia all’esigenza di dare attuazione alla partecipazione strategica dei lavoratori (sin dal 2018 riconosciuta come un’urgenza dalle organizzazioni del lavoro e dell’impresa) sia a quella di far pesare l’esito di un confronto aperto fra molteplici interessi e valori, quelli del lavoro e quelli della tutela dell’ambiente. Per farlo, la proposta riconosce un ruolo alla partecipazione degli stakeholders, e non semplicemente “tenendo conto” dei loro interessi, ma trasferendo loro potere, permettendo loro di pesare direttamente a tutela di quegli interessi nell’ambito della governance dell’impresa.
Questo risultato viene ottenuto dando vita ai Consigli del Lavoro e della Cittadinanza, organismi di rappresentanza istituzionalizzata, collaterali alla partecipazione al consiglio di amministrazione o consiglio di sorveglianza ma comunque facenti parti delle forme istituzionali di governance dell’impresa (regolate dalla legge, a partire dagli statuti). I consigli vedrebbero la partecipazione non solo dei rappresentanti eletti di lavoratori e lavoratrici dell’azienda (o del gruppo di aziende) cui il Consiglio si riferisce, ma anche dei lavoratori e lavoratrici delle aziende inserite nella catena di fornitura indipendentemente dalla tipologia contrattuale, nonché dei consumatori e consumatrici e comunità locali dei territori in cui l’azienda opera, e che quindi sono portatori degli interessi ambientali. I consigli avrebbero diritti diversi a seconda delle tematiche strategiche in questione: di informazione preventiva; di consultazione con impegno da parte del CdA a esprimersi sulle valutazioni ricevute; di co-decisione (su temi più strettamente legati al lavoro).
La proposta, che si è arricchita 24 mesi di confronto, può fare in questa sede un passo ulteriore.
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