Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente dal 2007 al 2015 e per più di trent’anni nella Segreteria nazionale dell’associazione, è esperto di educazione, di ambientalismo scientifico, di sostenibilità ambientale e sociale, con numerose pubblicazioni. È membro del Coordinamento del Forum Disu- guaglianze e Diversità, dove si occupa in particolare dei nodi cul- turali e politici che riguardano l’intreccio tra giustizia ambientale e sociale e le prospettive della giustizia climatica.
Crisi climatica.
Per una transizione giusta e veloce
Vittorio Cogliati Dezza, Rossella Muroni
Rossella Muroni, presidente nazionale dell’associazione Nuo- ve Ri-Generazioni, è sociologa, esperta nei temi della sostenibili- tà ambientale e sociale dei territori. Già presidente nazionale di Legambiente, nel 2018 è stata eletta come indipendente alla Ca- mera dei deputati ricoprendo il ruolo di vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici di Monte- citorio. Negli ultimi anni si è occupata di rigenerazione urbana, processi di partecipazione, democrazia energetica.
Le politiche europee per il clima e la transizione ecologica di questi anni rappresentano lo specchio fedele delle potenzialità dell’Unione Europea in campo internazionale e a vantaggio dei propri cittadini e cittadine, insieme tuttavia a incertezze, contraddizioni e pericolosi cambi di rotta. Uno stop and go continuo capace di disegnare scenari e indicare traguardi che pongono l’UE all’avanguardia nel mondo, che poi, ai primi passi concreti, vengono frenati, contraddetti e bloccati, irretiti dai veti incrociati. Un percorso a ostacoli condizionato dallo scontro tra due cordate in competizione: da un lato i fautori dell’accelerazione del cambiamento e dall’altro i difensori dello status quo, gli uni che spingono sull’innovazione dei sistemi di produzione e consumo, gli altri a sentinella degli interessi delle fonti fossili. Di fronte a questo quadro, le indicazioni su cosa fare si sanno e in parte sono già individuate dall’UE. Occorre “solo” applicarle e svilupparle con coerenza. Occorre impegnarsi a metterle in opera, per una transizione giusta, ovvero che ridia sicurezza sociale alla cittadinanza, e veloce, perché i tempi sono maturi (anzi, il tempo sta per scadere visto l’innalzamento delle temperature) per apportare modifiche sostanziali all’attuale modello industriale, specialmente nel campo della manifattura e dell’edilizia.
The European climate and ecological transition policies of recent years faithfully reflect the EU’s potential to benefit its citizens. At the same time, however, there have been uncertainties, contradictions and dangerous changes in direction: a constant stop-and-go, first envisaging scenarios and pointing to goals that would place the EU at the forefront of the world; then, as soon as the first concrete steps are taken, holding back, contradicting and blocking the process that then becomes ensnared by the cross-fire of vetoes. It is an obstacle course conditioned by the clash between two competing schools of thought: on the one hand, the advocates of accelerating change and, on the other, the defenders of the status quo. The former pushing for innovation in production and consumption systems; the latter, a sentinel for fossil fuel interests. In this context, the EU has already partly identified what steps to take. “All” that is needed is to apply and develop them consistently. Every effort must be made to implement them in order to achieve a just transition. That is, one that restores social security to citizens. It needs to do this rapidly, because the time is ripe (in fact, time is running out, given rising temperatures) for making substantial changes to the current industrial model, especially in manufacturing and construction.