Colpiscono ancora in modo particolare le donne

Le disuguaglianze colpiscono ancora più le donne degli uomini. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite “UN Women”, ad esempio, le donne sono ancora pagate il 23% in meno rispetto agli uomini e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro riporta che il 71% delle vittime di lavoro forzato e/o costrette in un matrimonio contro la loro volontà sono donne o bambine (ILO, Walk Free Foundation, International Organization for Migration, Global estimates of modern slavery: forced labour and forced marriage, 2017).

 

Anche in Italia le disuguaglianze colpiscono più le donne degli uomini (cfr. ISTAT, Indagine conoscitiva sulle politiche in materia di parità tra donne e uomini, 2017). Particolarmente forti sono le differenze nel mercato del lavoro: il divario fra il tasso di occupazione delle donne e degli uomini resta pari a 18 punti percentuali (con un rallentamento, negli ultimi anni, del processo storico di riduzione), il valore massimo dell’Unione Europea dopo la Grecia; la quota di donne impiegate in un part-time involontario era nel 2016 tre volte superiore rispetto a quella degli uomini (19% per le donne, 6,5% per gli uomini). Assai elevati sono i divari retributivi donne-uomini: del 40% per le donne con un basso livello di istruzione, del 28% per le laureate. Per quanto riguarda le posizioni apicali, le donne rappresentano: nel comparto privato, il 26% degli imprenditori e il 31,6% delle posizioni nei Consigli di Amministrazione delle società quotate in borsa (per effetto di intervento normativo); nel comparto pubblico, il 30,7% dei parlamentari eletti nelle elezioni 2013 (anche qui per effetto di intervento normativo), il 13,7% dei Sindaci, il 14,4% dei “vertici istituzionali” della Pubblica Amministrazione (incluse Università, organi costituzionali, etc.). Queste differenze appaiono ancora più forti se confrontate con i migliori risultati ottenuti dalle donne in termini di istruzione: la percentuale di adulti con almeno un titolo di studio per le donne è del 62%, 4 punti percentuali in più rispetto agli uomini, e le donne laureate nella fascia d’età 30-34 costituiscono il 32% contro il 20% degli uomini. Secondo gli ultimi dati ISTAT (La povertà in Italia, 2017) nel 2016 erano 2,5 milioni le donne in condizioni di povertà assoluta e 4.3 quelle a rischio di povertà: sebbene l’incidenza della povertà, comunque misurata, nel 2016 risulti quasi identica per uomini e donne, per i primi si è registrato un calo rispetto all’anno precedente, per le seconde è aumentata.

 

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