* Questo articolo è stato pubblicato sull’edizione di Napoli di Repubblica il 19 settembre 2019.
“De Luca, si. De Luca, no”. Devo dire che messa così la riflessione e il confronto sulle prossime elezioni regionali proprio non mi appassiona e credo che alla fine, pur riconoscendo l’importanza che ha nelle forme dell’attuale politica la scelta dei candidati, almeno oggi non sia questo il solo piano, l’elemento prioritario in grado di portare le forze progressiste e democratiche a vincere le elezioni. Elezioni infatti che in tutti sondaggi vedono vittoriosa la destra a prescindere dai nomi dei candidati che fino a oggi sono emersi come possibili leader di coalizioni di centro sinistra o comunque alternative alle possibili alleanze tra le forze di destra.
Ancora e sempre in premessa credo che il nuovo scenario nazionale (da guardare da una parte in modo positivo ma d’altra parte con la consapevolezza che la peggior cosa sarebbe adagiarsi sullo scampato pericolo) apra nei fatti la possibilità di dare vita anche in Campania ad un laboratorio politico. A partire dall’aver tolto ogni alibi a chi nei 5 stelle come nel pd sosteneva l’impossibilità di ogni alleanza o collaborazione.
Un laboratorio, però, che per essere credibile, per essere capace di attivare competenze, talenti, entusiasmo e senso di appartenenza tra quella miriade di esperienze collettive e individuali che animano la nostra regione, producendo e praticando ogni giorno alternative concrete ai modelli di società proposti dalla destra più becera che il Paese abbia avuto dal regime fascista in poi, deve caratterizzarsi come davvero aperto e trasparente. Proposto e animato fuori dalle segrete stanze della “politica di palazzo” e degli apparati. Dove da subito si rinunci ad ogni tentazione di colludere con logiche che costruiscono il consenso sulla collusione tra diritti e favori. In un rapporto dove vi sia un reciproco e convinto riconoscimento paritario tra i partiti, i movimenti e le organizzazioni di cittadinanza attiva.
Dove la scelta delle persone e soprattutto quella del candidato a presidente avvenga sapendo tenere in equilibrio appartenenze, competenze e condivisione dei contenuti e delle finalità programmatiche. Dove si dia peso e priorità a persone in grado di rappresentare contemporaneamente onestà, capacità di governo ma anche distanza, nei metodi e nei linguaggi, da quell’idea di politica che in questi anni ha allontanato migliaia di persone e ha alimentato un disinteresse diffuso rispetto ad ogni responsabilità pubblica in una sorta di esodo dalla cittadinanza.
Anche sui contenuti su cui basare il confronto mi pare che vi siano alcune evidenti priorità da cui si può avviare il confronto. In primis, è fondamentale che vi siano politiche in grado di ridare una prospettiva a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese, a partire dalla centralità concreta delle politiche contro la povertà e tese a prevenire e riassorbire quelle disuguaglianze sempre più ampie e incancrenite alimentano la rabbia che genera sovranismi e derive autoritarie. Iniziando dall’adeguare la spesa sociale pro-capite alla media di quella delle altre regioni italiane. E a costruire un legame stretto e dichiarato tra prelievo fiscale e potenziamento del sistema di welfare locale, anche per ripristinare un’idea positiva sulla tassazione che sappiamo fondante per non svuotare di senso alcuni dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
E’ importante, poi, che al centro del confronto venga messa la questione ambientale, particolarmente urgente nella nostra Regione. A partire dal rispondere con serietà e con fondi adeguati alle urgenze segnalate dalle cittadine e dai cittadini della terra dei fuochi; intervenendo davvero e fino in fondo per fermare il saccheggio del territorio prodotto da un’edilizia senza regole; investendo in modo adeguato e diffuso sul rilancio dei trasporti pubblici per limitare la mobilità privata, ma anche per migliorare la vita delle lavoratrici e dei lavoratori pendolari della nostra regione, consentendo a molte ragazze e ragazzi delle aree interne di accedere con più facilità a occasioni culturali e ricreative.
Va posto, ancora, il tema di una revisione della spesa sanitaria, riabilitando parole come “servizi territoriali” e “prevenzione” che sono state completamente abbandonate, sacrificate in nome degli interessi dei privati convenzionati, e anche di molte imprese sociali e cooperative che hanno colluso con un’idea di integrazione pubblico/privato sociale centrata solo sulla delega di responsabilità e sull’abbattimento dei costi del lavoro.
Così, come vanno posti in essere da un lato sostegni seri allo straordinario attivismo culturale e artistico della regione, d’altro lato piani e programmi per la messa a sistema della risorsa turismo che se lasciata all’improvvisazione rischia di sgonfiarsi e di produrre alla fine più danni che opportunità. E che su questo doppio asse, cultura e turismo, insieme alla rigenerazione e messa in sicurezza del territorio, si attivino politiche attive del lavoro e di sostegno alle economie di prossimità che stanno gemmando in molte parti della regione grazie all’impegno di singoli e di organizzazioni della cittadinanza attiva che in molti casi hanno legato tale processo alla gestione intelligente e competente dei servizi di welfare ad iniziare dall’accoglienza dei migranti, dimostrando che se gestita con competenza e fuori dalle logiche dell’emergenza diventa occasione e non problema per le comunità.
Vi è poi il tema del rilancio e della messa a sistema di interventi diffusi e adeguati di sostegno alla scuola pubblica, alle politiche di contrasto alla povertà educativa, tese a aggiornare il sistema della formazione. Sapendo che tale ambito è prioritario non solo per equilibrare le possibilità di accesso allo studio e all’emancipazione delle bambine e dei bambini, delle adolescenti e degli adolescenti della nostra regione, ma anche perché tali politiche sono presupposto, e non esito, a qualsivoglia ipotesi di sviluppo locale e concreta lotta all’illegalità e alla criminalità organizzata.
Infine, ma non ultimo, che tutto questo avvenga e si proponga a partire da una prospettiva di genere, declinata in tutte le su diramazioni economiche, sociali e culturali e da un’attenzione costante, anche qui trasversale ai diritti civili e alle libertà individuali. Insomma, da subito va aperta una stagione di politica alta, che riapra la possibilità per molte e molti di sentirsi parte di un processo non solo alternativo alla destra ma fondato su una profonda prospettiva democratica e progressista.