In vista del G20 e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in fase di attuazione, Rinascimento Green e le organizzazioni con cui collabora, tra cui il ForumDD, rilanciano le proposte della società civile con l’obiettivo di coinvolgere le amministrazioni e la politica in un processo volto a trovare soluzioni per affrontare la crisi climatica e una necessaria transizione ecologica
Roma, 27 Ottobre 2021. Le organizzazioni della società civile firmatarie del questo documento, non considerano sufficienti i livelli di trasparenza e il coinvolgimento pubblico nel PNRR.
Rischiamo che i progetti destinati/mirati alla transizione ecologica non siano in grado di riflettere una visione trasformativa capace di azzerare le emissioni, che siano disaggregati, incoerenti, e non riescano ad affrontare le maggiori priorità/opportunità sul clima e le disuguaglianze.
Esiste anche la possibilità concreta che dopo aver speso queste risorse, le condizioni delle categorie più marginalizzate rimangano tali. Questo è il risultato di una società che considera il “consumo” come un indicatore di progresso, e alimenta quindi un sistema che si fonda sullo sfruttamento eccessivo, sia delle risorse che delle persone.
Il nostro governo ha più volte dimostrato di essere più interessato ad ascoltare i lobbisti sulla politica energetica, che i cittadini e in particolare I giovani, preoccupati di non far sprofondare l’Italia nella crisi climatica. E’ stato solo l’intervento dell’Unione Europea che ha vanificato alcuni di questi tentativi di sovvertire l’intento di trasformazione ecologica del PNRR.
Per questi motivi, chiediamo al Governo e al Parlamento urgenti interventi rispetto al processo e ai metodi per aiutarci a sfruttare meglio questa opportunità.
1. Collaborare con la società civile per avere assemblee in ogni regione per aiutare a monitorare le priorità del piano laddove si rivelino inadeguate, assicurare il coinvolgimento pubblico e un impegno per garantire che “gli ultimi” siano pienamente inclusi nel piano, indipendentemente dallo status di cittadinanza.
2. Garantire la trasparenza e la comunicazione pubblica intorno alle fasi del piano, e la piena accessibilità dei dati riguardanti progetti e riforme per garantire la capacità dei cittadini di monitorare l’utilizzo dei fondi e i processi decisionali.
3. Creare un meccanismo specifico per il dialogo sociale e il monitoraggio della società civile sul PNRR per garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali e sociali, e di trasparenza del piano. Garantire che la rappresentanza di giovani, donne, persone di etnie diverse, persone con disabilità e altri gruppi storicamente emarginati ed economicamente privi di potere, sia in grado di contribuire in modo significativo alla definizione delle priorità e alla destinazione dei fondi.
4. Collaborare con la società civile per potenziare e dotare tutti i territori italiani degli strumenti di cui hanno bisogno per intensificare le misure locali di preparazione e resilienza ai cambiamenti climatici, a partire da un’educazione intensiva e da una pianificazione inclusiva a livello locale, che attinge alle migliori pratiche e alla condivisione continua delle innovazioni.
5. Elevare la qualità dell’informazione pubblica, approfondendo l!analisi tematica e scientifica secondo un approccio sistemico.
6. Vincolare la spesa del Recovery Fund in Italia e in Europa solo ad un’effettiva capacità di trasparenza, di spesa, e solo se c’è rendicontabilità civica.
7. Assicurare pienamente il ruolo dell’Italia nell’accelerare gli strumenti di contrasto alla crisi climatica e alle disuguaglianze a livello nazionale e internazionale e consentire alla società civile di aiutare a definire politiche per ridurre al minimo la nostra impronta di carbonio e le violazioni dei diritti umani nelle nostre catene di approvvigionamento, nella politica commerciale ed economica, e nelle relazioni internazionali. A tal fine il PNRR e la strategia di sviluppo sostenibile dovrebbero aprirsi alla prossima discussione della direttiva europea sulla dovuta diligenza delle imprese ai diritti umani.
8. Interrompere qualunque finanziamento, esplorazione, investimento, autorizzazione, ricerca nella direzione delle fonti fossili, gas incluso e del nucleare.
9. Incoraggiare la lotta ad ogni forma di infiltrazione mafiosa e corruttiva con particolare attenzione ai processi di produzione alimentare e di transizione ecologica.
10. Aprire un dibattito sugli effetti internazionali del PNRR, in particolare verso i paesi impoveriti, integrandolo nel piano di coerenza delle politiche che sarà prossimamente legato alla revisione della strategia per lo sviluppo sostenibile. In tal senso accanto al PNRR va definita una nuova politica estera e di cooperazione internazionale che renda coerente la trasformazione ecologica e sociale italiana con quella dei Paesi con cui coopera e commercia, per evitare operazioni di delocalizzazione che non rispettano i diritti umani e della natura, e impatti negativi sull!ambiente e sui gruppi vulnerabili dei Paesi terzi.
Aprire un dibattito sugli effetti internazionali del PNRR, in particolare verso i paesi impoveriti, integrandolo nel piano di coerenza delle politiche che sarà prossimamente legato alla revisione della strategia per lo sviluppo sostenibile. In tal senso accanto al PNRR va definita una nuova politica estera e di cooperazione internazionale che renda coerente la trasformazione ecologica e sociale italiana con quella dei Paesi con cui coopera e commercia, per evitare operazioni di delocalizzazione che non rispettano i diritti umani e della natura, e impatti negativi sull!ambiente e sui gruppi vulnerabili dei Paesi terzi.
Esortiamo anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi e gli altri leader italiani e globali a mantenere le loro promesse fatte alla COP di dare 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo per adattarsi alla crisi climatica, che questi Paesi hanno fatto poco per creare. I Pandora Papers sono solo l’ultimo promemoria che il denaro esiste, e spetta ai leader mondiali regolamentare e recuperare i fondi da redistribuire per fermare la crisi climatica e finanziare pienamente una transizione ecologica inclusiva e dignitosa. In tal senso va accresciuto l’impegno del governo per la cooperazione allo sviluppo impegnando lo 0,7% del reddito nazionale lordo, così come previsto nell’obiettivo 17 dell’Agenda 2030.
Altrimenti le parole degli accordi internazionali, così attentamente negoziati, non valgono la carta su cui sono scritte.
Le organizzazioni firmatarie: Un document di Slow food Youth Network; FOCSIV; Rinascimento Green; Green Italia; Libenter – Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Etica e Libera; 6000 sardine; Slow Food; Union of Justice; Legambiente; Arci; Action Aid, Forum Disuguaglianze e Diversità; Invisibili in movimento
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